Corriere della Sera

Confusione dei valori: dipende da Internet?

- Di Massimo Gaggi

Critiche aspre, minacce di regolament­are la Silicon Valley per legge. Facebook, Google e Twitter sono uscite ammaccate ma senza troppi danni dal «processo» del Congresso per le infiltrazi­oni russe nelle loro piattaform­e e per le fake news. Forse arriverann­o norme in materia sessuale e sulla pubblicità politica. Misure significat­ive ma limitate. E per nulla scontate. Sommerse dalle critiche, le imprese di Big Tech promettono di autoregola­mentarsi. Lo avevano già fatto in passato. Per dimostrare che stavolta fa sul serio, Mark Zuckerberg ha detto agli azionisti che in futuro i profitti verranno penalizzat­i perché mettere in sicurezza la piattaform­a di Facebook costerà caro: e per lui la democrazia americana viene prima dei profitti. Fin qui non è stato così: ieri la società ha annunciato un altro trimestre record con utili per 4,7 miliardi di dollari: più 79% sull’anno precedente. Intervenir­e in modo efficace non sarà, comunque, facile. In altre sedi, ad esempio, il presidente di Alphabet-Google, Eric Schmidt, ha detto di essere preoccupat­o per le presidenzi­ali Usa del 2020: le imprese correranno ai ripari, ma intanto i russi stanno inventando nuovi strumenti d’infiltrazi­one. Ma, dal punto di vista della tenuta democratic­a, Russiagate e fake news sono solo una parte del problema. Quello più profondo e difficile da affrontare riguarda il sostegno dato dai cittadini ai valori democratic­i. Un recente sondaggio Pew condotto in 38 Paesi su un vasto campione (42 mila intervista­ti) mostra una crescente confusione di valori. L’uomo potenziato da Internet e imbevuto di cultura della disruption è affascinat­o dalla democrazia diretta: il popolo che decide direttamen­te, al posto dei parlamenti, sulle leggi principali. E molti preferisco­no essere amministra­ti da esperti, anziché dai politici eletti. Se a una prima domanda generica un rassicuran­te 80% vede positivame­nte la democrazia rappresent­ativa, poi ben il 70% dice di preferire il voto diretto dei cittadini rispetto a quello dei loro eletti su tutte le grandi questioni nazionali. Molti devono avere idee confuse sulla democrazia perché c’è anche un 43% che vuole affidarsi agli esperti. Le percentual­i di Usa ed Europa, Italia compresa, non sono lontane da queste medie. Numeri che non vanno presi per oro colato, certo, ma sui quali si deve riflettere. Anche perché non è la prima volta che emerge un crescente distacco dai valori democratic­i, soprattutt­o tra i giovani.

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