Corriere della Sera

I nonni con lo zaino e i nipoti eterni bambini

- Enrico Galletti

Ore13, campanella, via di corsa verso il cancello. I ragazzi da scuola escono così. Spesso ci si ferma fuori a fare due chiacchier­e coi compagni e per dare una sbirciatin­a alla biondina della 2B, che prima o poi riusciremo a salutare per chiederle qualcosa: se va bene in matematica, se preferisce francese a chimica, o (col batticuore) il numero di telefono. Anche se alla fine di lei sappiamo già tutto: sport, gusti musicali, nomi del cane, del gatto, di tutti i parenti fino alla seconda generazion­e. L’uscita da scuola, a 12-13 anni, è una cosa seria, più seria di quanto possa sembrare. Tanto che su questo tema è scoppiata una mezza bufera. Una proposta di legge voleva rendere obbligator­ia l’uscita dei ragazzi delle medie solo con un genitore o un suo delegato. E questo ha fatto scoppiare un putiferio. Qualcuno ha detto anche «Li vadano a prendere i nonni!». Ho immaginato i nonni, lì fuori ad aspettare e poi con lo zaino dei nipoti in spalla, dieci minuti dopo la campanella. Ma da lì a qualche mese le cose cambiano: la barba spunta, gli ormoni circolano, il desiderio di autonomia si fa più forte. È il giovane adulto che si scontra con il perenne bambino. Il ragazzo che cresce e chiede di poterlo fare. Un ragazzo con i baffi appena pronunciat­i che guarda suo nonno portare il suo zaino e dice: «Allora, volete che diventi grande e nemmeno mi lasciate tornare a casa da solo?». Che facciamo? Cresciamo, o siccome c’è tempo, restiamo bambini ancora un po’?

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