Corriere della Sera

«La mia vita in un hummus»

Lo chef israeliano Yotam Ottolenghi si racconta e lancia in Italia il suo libro «Plenty more». Sono 150 ricette: dagli edamame per i figli agli amati fritti

- Gabriele Principato

e mie ricette raccontano la parte più intima di me stesso», spiega l’angloisrae­liano Yotam Ottolenghi, lo chef-filosofo, come l’ha definito Jane Kramer sul New Yorker, simbolo di una nuova cucina vegetarian­a che propone sia nei suoi quattro ristoranti a Londra che nei suoi libri e nella sua rubrica sul Guardian. «Dentro — dice — ci sono le sensazioni provate durante i miei viaggi, i piatti di quando ero bambino, quelli che oggi preparo con il mio compagno Karl e i nostri figli Max e Flynn, con spezie come coriandolo, tamarindo, cardamomo, peperoncin­o, perché il loro gusto significa “casa”». Come le lenticchie di Puy con tahini e cumino. «Una variante dell’hummus arabo uno dei sapori della mia infanzia, oggi lo faccio con lenticchie e pomodori e lo servo con pane tipo pita, è il piatto adatto a dare energie sufficient­i per affrontare una giornata impegnativ­a o per concluderl­a».

Queste ricette del cuore — 150 in tutto — sono raccolte e raccontate in «Plenty More», pubblicato poche settimane fa in Italia per Bompiani, seguito ideale del successo editoriale rappresent­ato da «Plenty» (2014).

Quello che differenzi­a quest’opera è il metodo di classifica­zione delle ricette. In «Plenty More» le preparazio­ni vengono suddivise per metodo di cottura o tipologia di prepar a z i o n e . « D a m e s c o l a re » comprende tante fresche insalate. «Da rompere» è una variazione sul tema uova. «Da brasare» dimostra che le verdure possono offrire la stessa croccante soddisfazi­one della carne. «Da friggere» conduce invece in un universo casalingo fatto di frittelle e polpette. «Voglio far capire che nella preparazio­ne dei vegetali — racconta Ottolenghi — sono le tecniche a fare la differenza. La temperatur­a con cui cuoci le verdure, se usi olio o acqua, se fai marinare o no qualcosa, porta a dei risultati del tutto diversi, capaci di far risplender­e le verdure come stelle. Voglio dimostrare che vegetarian­o non vuol dire per forza “leggero” o “punitivo”, perché c’è molta più varietà nel trattare vegetali che carne o pesce».

Nel libro ci sono ricette che oltre a essere gustose, rappresent­ano momenti di unione, come i broccoli da ricacci e insalata di edamame con foglie di curry gommosi fiocchi di cocco. «Spaccare una noce di cocco è una divertente sfida di famiglia alla quale i bambini adorano partecipar­e. Da lontano, per carità», dice. Come tante delle ricette che compongono il suo ultimo libro uscito in Gran Bretagna, «Sweet», dedicato al mondo della pasticceri­a. Un’apoteosi di torte, gelati, crostate, biscotti e altre delizie, tutte realizzabi­li facilmente a casa dai genitori con i loro figli, in cui spezie esotiche e aromi complessi come petali di rosa, zafferano, anice, fiore d’arancio, pistacchio e cardamomo.

@gabriprinc

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Lo chef angloisrae­liano Yotam Ottolenghi, 48 anni, simbolo di una nuova cucina vegetarian­a
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