Corriere della Sera

Il Fondo ammortamen­to dei titoli di Stato? È quasi esaurito

- Di Nicola Saldutti

Ci sono cose che dimostrano come i tempi cambiano. Il Fondo per l’ammortamen­to dei titoli di Stato, nato nel 1993 con la prima grande stagione delle privatizza­zioni, iniziata con la cessione di Credit e Comit, ha fatto sapere ieri che si è «quasi integralme­nte» esaurito. Restano pochi spiccioli, dunque in cassa. L’ultimo atto è stato il rimborso di un Btp scaduto, per un controvalo­re di 599 milioni. Lo scopo del fondo, alla sua nascita. era quello di contribuir­e alla riduzione del debito pubblico. Da un lato lo Stato cedeva le sue partecipaz­ioni, dall’altro riacquista­va sul mercato i titoli di debito emessi (Btp, Bot, Cct) e in questo modo la fatidica soglia del rapporto debito/Pil poteva calare. Per un breve periodo è scesa anche sotto la soglia del 100% (mentre ora viaggia intorno al 132%). A una condizione, però, che il Fondo venisse alimentato. Secondo la norma al fondo possono arrivare le risorse dalle dismission­i, dal gettito di entrate straordina­rie, vendita di beni confiscati in relazione a somme sottratte illecitame­nte allo Stato. Donazioni. Testamenti. Nell’ultima relazione del 2016 si legge che il contributo più rilevante è arrivato dalla cessione della quota dell’Enav (Ente nazionale di assistenza al volo) sono arrivati 753 milioni di euro. Mentre c’è stato un cittadino che ha donato alla causa per la riduzione del debito pubblico 87.103 euro.

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