L’ultimo affondo di Cantone sul cumulo delle cariche per il vertice del Gestore elettrico
La risposta entro venti giorni. Il caso del consigliere Sica
Raffaele Cantone non ha avuto fretta di saltare alle conclusioni. L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha avviato le proprie verifiche, studiato la documentazione, quindi ha deliberato una prima mossa ufficiale: ha scritto a Fabrizio Tomada, responsabile per la prevenzione della Corruzione del Gestore dei servizi energetici (Gse) e gli ha dato 20 giorni per chiarire gli assetti del governo societario del gruppo controllato al 100% dal ministero dell’Economia.
Si tratta di uno dei fascicoli più delicati in mano a Cantone, fra quelli che riguardano le aziende pubbliche. Poco noto al grande pubblico, il Gse è un colosso industriale in grado di determinare vincenti e perdenti nell’economia italiana: distribuisce incentivi pubblici all’energia rinnovabile per circa 16 miliardi di euro l’anno, salda pagamenti ai fornitori per circa cinque miliardi e presenta fatturati di quasi trenta miliardi.
Un polmone finanziario di queste dimensioni può funzionare al meglio solo se su di esso vige piena trasparenza. In proposito, Cantone ha chiesto di chiarire un punto: vuole sapere se il presidente e amministratore delegato, Francesco Sperandini, abbia svolto verifiche sull’ipotesi di incompatibilità riguardo alle tre diverse posizioni che ricopre nell’azienda e sui possibili
conflitti d’interesse. Il presidente dell’Anac è partito da un’inchiesta del Corriere della Sera del 10 settembre scorso, nella quale si spiegava perché la concentrazione di incarichi di Sperandini potrebbe violare la legge anti-corruzione. In particolare, il decreto 39 del 2013 impedisce agli amministratori delle società a controllo pubblico di essere anche dirigenti nelle stesse aziende. Invece Sperandini oggi è dirigente («ad interim») della divisione del Gse che distribuisce i 16 miliardi di incentivi alle rinnovabili, oltre che presidente e amministratore delegato. Viene remunerato solo per i suoi ruoli di vertice, non come manager, ma nei fatti controlla, indirizza e riporta a se stesso. Il tutto in un’attività che mobilita risorse per quasi l’1% del Pil.
Cantone si è preso circa un
mese per approfondire, quindi ha aperto un fascicolo formale e ha scritto al Gse. Il presidente dell’Anac ha anche chiesto di vedere le dichiarazioni del capo del Gse che avrebbero escluso ogni incompatibilità. Adesso il Gse ha tempo per rispondere, ma l’azione di Cantone arriva comunque in un momento delicato. Commercialista romano, già manager di società municipalizzate della capitale, considerato vicino al Pd, Sperandini viene visto come uno dei candidati di punta per la presidenza all’Autorità per l’energia elettrica. Del resto il governo societario del Gse è in discussione anche per altri motivi, che hanno spinto la Corte dei conti a scrivere all’Anac. La segnalazione della magistratura contabile riguarda Carlo Sica, numero due dell’Avvocatura dello Stato in qualità di avvocato generale aggiunto e, dal 2015, consigliere d’amministrazione dello stesso Gse su designazione del ministero dell’Economia. La Corte dei conti ha scritto a Cantone che anche la posizione di Sica, uno dei tre componenti del consiglio insieme a Sperandini e a Tania Venturelli, potrebbe essere incompatibile con la legge. Le norme prevedono che gli Avvocati dello Stato possano ricoprire contemporaneamente anche incarichi diversi, solo se in autorità indipendenti o di garanzia. Non è il caso del Gse, un’azienda che si colloca al quarto posto per fatturato fra i grandi gruppi industriali italiani. Per questo tipo di funzioni, secondo la Corte dei conti, Sica dovrebbe almeno essere messo fuori ruolo dall’Avvocatura dello Stato. E non risulta esserlo, anzi ne è il numero due. Già difensore in cause di alto profilo come quelle dei marò Girone e La Torre in India, Sica è stato nominato nel consiglio del Gse dopo aver lavorato a stretto contatto con Roberto Garofoli sia a Palazzo Chigi (il primo come segretario generale con il premier Enrico Letta, il secondo come capo vicario degli Affari giuridici) sia nel dicastero dell’Economia (Garofoli come capo-gabinetto del ministro Pier Carlo Padoan, Sica stesso come capo dell’Ufficio legislativo). Quindi nel 2015 il Tesoro nomina, in modo del tutto legittimo, il grand commis nel consiglio del Gestore servizi energetici e poi nel Collegio degli esperti; ma l’anno dopo l’Avvocatura dello Stato non eccepisce alcuna incompatibilità quando Sica rientra a pieno titolo nell’organismo. Adesso Cantone vuole capire se questo cumulo di incarichi — avvocato dello Stato e uomo d’impresa — sia effettivamente regolare.