No, non è (più) la Bbc. La grande scalata di Netflix
( p.de.car.) La televisione cambia. La popolarità di piattaforme come Netflix, Amazon Video e Apple Tv mettono a repentaglio emittenti tradizionali nonché la produzione di programmi originali, che inevitabilmente accusano un calo di pubblico ed introiti. Per la Bbc si tratta di una riduzione quantificabile in 500 milioni di sterline nell’arco di dieci anni. Queste le previsioni di Lord Tony Hall, direttore generale del gigante mediatico britannico che con un intervento a Liverpool ha illustrato i dati di uno studio indipendente realizzato dalla società Mediatique. «E’ un problema — ha sottolineato — che dobbiamo affrontare immediatamente se vogliamo continuare a offrire un prodotto britannico al nostro pubblico». La Bbc, ha sottolineato, è sempre stata in grado di adeguarsi ai tempi, ma «la sfida c’è ed è preoccupante». «Il mercato dei media è globale e in questo enorme sistema solare la Bbc è minuscola rispetto ai giganti statunitensi». Se dieci anni fa l’83% delle compagnie di produzione nel Regno Unito erano britanniche o europee, oggi il totale è sceso al 40%. Il resto è di proprietà di multinazionali Usa.
Gratta e Vinci, lite sul rinnovo
( f. sav.) La concessione della discordia. Potremmo chiamarla così. Per la lotteria più importante d’Italia. Una torta da 13 miliardi di euro nei prossimi nove anni, considerando anche il gettito fiscale per l’erario. Da una parte c’è Lottomatica, storica concessionaria del gioco, la cui concessione però sta per scadere. Dall’altra ci sono gli appetiti dei concorrenti che vorrebbero dividersi i ricavi per co-gestire la lotteria e il rapporto con la sterminata rete di punti vendita su tutto il territorio nazionale. Nel mezzo ci sono il governo ( nella foto il sottosegretario Pier Paolo Baretta) e il Parlamento. L’esecutivo — nel decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio — ha ammesso la proroga della concessione senza gara. A supporto della tesi l’eventuale base d’asta. Che si aggirerebbe, secondo le stime del ministero delle Finanze, intorno ai 550 milioni di euro. Una cifra più bassa di quella riconosciuta nella norma che ne disciplina la proroga: 800 milioni, di cui 50 milioni subito, entro quest’anno e 750 l’anno prossimo. I detrattori invece sostengono che senza una gara ci perderebbero tutti. Il M5S vuole vederci chiaro presentando un’interrogazione parlamentare. La norma dovrà essere convertita entro 60 giorni alla Camera e al Senato. Ora è al vaglio delle commissioni Bilancio. C’è chi vorrebbe stralciarla non consentendo il rinnovo automatico sostenendo che sia in contrasto con la normativa Ue. E chi si augura che tutto resti com’è. Ricordando il recente rinnovo trentennale delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia, accettato anche a Bruxelles.