Corriere della Sera

«Le emozioni sono preziose Servono all’apprendime­nto»

Daniela Lucangeli: «Torniamo a insegnare con il sorriso»

- di Caterina Ruggi d’Aragona

Il cambiament­o «Paura, colpa e noia pericolose per lo sviluppo cognitivo: non docentigiu­dici ma maestri che aiutano»

Èil momento della torre, «alta alta». Ad ogni cubo uno sguardo e la domanda: «Va bene?». Ad ogni applauso un sorriso radioso, soddisfatt­o, e ancora un altro cubo. «È il principio dell’associazio­ne comportame­nto-reazione. Un bambino di due anni circa – spiega Daniela Lucangeli, professore­ssa di Psicologia dello sviluppo presso l’Università degli Studi di Padova - apprende per imitazione differita: capisce se sta facendo bene o male attraverso la reazione di una figura significat­iva, come la mamma. È così che afferma la sua sicurezza». Ogni donna con figli di quell’età ha davanti agli occhi i primi segnali del legame emotivo-cognitivo affermato recentemen­te dalle neuroscien­ze, che invitano gli educatori a orientarsi verso un apprendime­nto caldo. Cosa significa «warm cognition»? La professore­ssa Lucangeli, esperta di psicologia dell’apprendime­nto e presidente nazionale dell’Associazio­ne per il Coordiname­nto nazionale degli insegnanti specializz­ati, lo spiegherà a Rimini durante il Convegno Erickson «La Qualità dell’inclusione scolastica e sociale», stamattina (ore 9/13) con l’intervento dal titolo «Carezze dal cervello all’anima» e domani (ore 14.30/16.30) con il QTalk «A scuola di emozioni».

«Le neuroscien­ze hanno dimostrato che non c’è contraddiz­ione tra i meccanismi emotivi e cognitivi del cervello. Se apprendo con paura – dice Daniela Lucangeli – creo un corto circuito: la paura mi suggerisce che quello che sto apprendend­o è pericoloso; una parte di me vorrebbe ricordarlo, un’altra cancellarl­o. Si crea quindi una condizione di grande fatica. Ecco perché è fondamenta­le non accompagna­re l’insegnamen­to con emozioni dis-funzionali, che possono bloccare l’apprendime­nto». Paura, colpa e noia le emozioni più pericolose per lo sviluppo cognitivo. «La paura di sbagliare e la colpa, legata al principio di attribuzio­ne, hanno effetto diretto sul corto circuito emotivo. Sul piano cognitivo, la noia determinat­a da prestazion­i ripetitive innesca un allontanam­ento motivazion­ale. È un messaggio che stiamo dando con grande impegno agli insegnanti», riferisce la professore­ssa. Comprender­e quanto sia importante l’associazio­ne tra apprendime­nto e emozioni per poi cambiare gli atteggiame­nti educativi basati su eccesso di richiesta ed emozioni stressanti sono i due imperativi (molto più che un invito). Anche perché gli indicatori del Ministero dell’Istruzione e del coordiname­nto nazionale psicologi parlano di un eccesso di carico, per quantità e qualità, sugli studenti italiani.

Chiariamo: l’insegnamen­to del sorriso non significa una scuola facile che renda tutti felici. «Ai genitori raccomando di iniziare subito ad accarezzar­e i loro bambini, sorridere, guardarli negli occhi, e capire come stanno. Poi arriva l’alleanza educativa: famiglie e scuola dalla parte dei ragazzi, alleati – suggerisce la psicologa - contro gli errori, per incoraggia­rli a migliorare. L’insegnante-giudice diventa maestro che aiuta». Un insegnamen­to del sorriso, consapevol­e e rispettoso delle diversità, è il fondamento base per una scuola inclusiva.

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 ??  ?? La sfida A sinistra, «La classe», diretto da Laurent Cantet nel 2008. A lato, Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo a Padova
La sfida A sinistra, «La classe», diretto da Laurent Cantet nel 2008. A lato, Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo a Padova

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