Le donne di Micaela
Ramazzotti: «Amo le tormentate ma adesso mi prendo una pausa e interpreto una segretaria nerd»
«È stata la mia prima esperienza del genere». Micaela Ramazzotti alla Festa del cinema insieme con altri venti attori (da Lina Sastri a Piera Degli Esposti, da Giulio Scarpati a Elio Germano...) ha letto alla Casa del cinema (a cura di Mario Sesti) l’intero romanzo d’esordio del regista Gianni Amelio, Politeama. Luigino, un giovane orfano nell’Italia del dopoguerra, portatore d’amore e di diversità.
Impressioni?
«L’ho divorato. Le lettere immaginarie alla madre, le sue disavventure, le prese in giro dagli amici, mi hanno fatto piangere. Gianni è un regista che ti cura, ti protegge; lui per me è un fratello, un confessore, è tante cose insieme».
È anche una storia di periferia. E lei viene da...
«Da Axa, un quartiere parecchio lontano dal centro, tra Casal Palocco e l’Infernetto, di cui un po’ mi vergognavo. Il sabato con le amiche andavamo a Roma. Le nostre madri ci proibivano il motorino. Fingevamo di prendere l’autobus, scendevamo alla prima fermata e via sullo scooter, venti chilometri, tutta la Cristoforo Colombo, le strade sconnesse, il piercing all’ombelico che sulle buche graffiava».
Dove andavate?
«Ai centri commerciali o al cinema. Ci fu il periodo di Titanic, l’avrò visto sei-sette volte. Amavo i film con Julia Roberts. L’altro ieri ha detto: a 40 anni porti la tua bellezza sul viso, dopo indossi la tua vita sul viso. Sono d’accordo. Adoro lo scorrere dell’età che leggi negli occhi. Mi piacciono le facce vere. Non mi ritoccherò mai».
Dove portò «Una famiglia» di Sebastiano Riso, il regista che di recente a Roma è stato picchiato per strada.
«Perché “colpevole” di essere omosessuale. Mi mandò la foto di come era stato conciato: non volevo crederci».
Quel film racconta di madri che vendono i propri figli.
«A me piacciono le donne tormentate. Però ora mi prendo una pausa con due commedie, anzi tre se consideriamo una storia su una madre che vuole che il figlio faccia il calciatore, per la quale sto cercando un produttore. In No Kids di Guido Chiesa (con Fabio De Luigi), passo da una donna che detesta i figli a una che li vuole, vedi come si fa presto al cinema? E in Una storia senza nome di Roberto Andò faccio la segretaria di un produttore cinematografico. C’è Alessandro Gassmann e Laura Morante, che fa mia madre».
Più attuale di così...
«Però il nostro produttore è diverso da Weinstein. Asia Argento ha fatto benissimo a parlare. Dice quello che pensa. È stata rivoluzionaria. Solo in Italia trovi donne che attaccano altre donne. L’unica strada è denunciare gli abusi sessuali. Non importa quando. Asia era giovanissima e certo ambiziosa, Sorriso Micaela Ramazzotti è nata a Roma il 17 gennaio 1979. È sposata da 8 anni con il regista Paolo Virzì e hanno avuto due figli però non è facile trovarsi davanti un orco. Io...».
Lei?
«Io sono stata fortunata, non mi è mai capitato. Agli inizi ho fatto tanti di quei provini con i casting, ai registi nemmeno arrivavo. È incredibile la violenza che c’è in giro contro i più deboli. Le violenze accadono in ogni ambiente di lavoro, non solo alle attrici».
Cambieranno le cose?
«Ci vorrebbe una svolta culturale, un evento, una donna presidente del Consiglio...».
Se non avesse fatto questo mestiere?
«Lo volevo dall’età di 6 anni. Dopo scuola andavo a fare i provini, i professori mi guardavano con sospetto. Mi piacerebbe fare il percorso di Silvana Mangano, dopo Riso amaro si trasformò fisicamente e divenne una donna sofisticata.
Comunque avrei fatto qualcosa di creativo: la madonnara per strada, la circense, oppure avrei aperto una pasticceria: le torte di Micaela».
Che tipo di segretaria sta interpretando?
«Mite, timida, un po’ nerd, con gli occhiali e la divisa, il capello corto. Come tutte le segretarie, però, nasconde un segreto, un enigma. È una commedia e un giallo».
Se Amelio è tante cose, suo marito Paolo Virzì cos’è?
«A Venezia avevamo due film in due giorni, uno dopo l’altro. Alloggiavamo sull’isola di San Clemente. Venivano a prenderci due delegazioni diverse. Ci dicevamo: ci vediamo stasera in camera».
Con Paolo vi portate i compiti a casa?
«No. Parliamo di cinema, in questi giorni molto di trasloco perché stiamo cambiando casa. E parliamo dei figli: quale mondo gli consegneremo?».
Esperienze Le molestie sessuali nel nostro mondo? Sono stata fortunata, a me non è mai capitato nulla