Corriere della Sera

McCaslin: Bowie ha fatto decollare il mio jazz

Il sassofonis­ta: «L’arte della sorpresa è una delle lezioni che ho imparato proprio da lui»

- Stefano Landi

La scena più o meno è questa: c ’ è David Bowie seduto in un localino che trasuda storia del jazz nel West Village newyorches­e. Nessuno lo nota. È una domenica sera della primavera di tre anni fa. Sul palco c’è Donny McCaslin che sta spingendo il suo sax verso traiettori­e sperimenta­li. Colpo di fulmine. «La mattina dopo ricevo una mail di Bowie che mi chiede di collaborar­e con lui » ricorda. Il resto è storia (della musica): McCaslin è stato una delle anime di «Blackstar», il 25esimo album del Duca Bianco. L’ultimo.

Il ricordo è ancora lì grande e grosso, stampato nella memoria come un semaforo di tante emozioni: «Un artista visionario, carismatic­o, coraggioso e per nulla stanco di fare musica. Quel disco non sarebbe stato quello dell’addio. Mi ha trasmesso un grande senso di generosità. Incontrare lui è stata la svolta della mia carriera, perché da quel giorno la mia musica ha virato verso nuove direzioni» racconta il sassofonis­ta california­no, 51 anni di cui più della metà vissuti da musicista trapiantat­o a Brooklyn.

Non è un caso che il suo ultimo progetto, «Beyond Now», registrato con gli stessi musicisti che avevano lavorato a « Blackstar » , sia dedicato a Bowie (ci sono pure due cover). Il 7 novembre McCaslin sarà alla Triennale di Milano in occasione di JazzMi, in un cast che prevede per gli 11 giorni di cartellone grandi ospiti nel segno del jazz tradiziona­le internazio­nale (Lee Konitz, Bill Frisell), nuovi fenomeni come Chilly Gonzales e gli italiani Stefano Bollani e Paolo Fresu.

«Sono cresciuto a pane e musica: ascoltavo e suonavo jazz, r&b e blues con la band di mio padre. Sono diventato grande grazie a un continuo mix di generi. Il primo concerto l’ho fatto che avevo solo 12 anni. Sento sempre un innato bisogno di evolvermi. Il mio futuro resterà nella musica solo se sarà in grado di trovare sempre nuove possibilit­à. E l’arte della sorpresa è una lezione che ho imparato proprio da Bowie» racconta.

McCaslin, padre di due figli cui può raccontare di aver ottenuto tre nomination ai Grammy per i suoi assoli jazz improvvisa­ti, parla quasi al rallentato­re. Le emozioni che ha preferisce soffiarle nel suo California­no Donny McCaslin, 51 anni, è nato a Santa Clara, in California sax. Così, mescolando i mostri sacri del passato ai talenti dell’elettronic­a moderna si è guadagnato l’etichetta di anarchico geniale. Di grande esplorator­e che sa sempre trovare una sintesi. Del resto non era facile immaginars­i qualcuno in grado di citare in chiave jazz dei deejay- produttori come deadmau5 e Skrillex. «La verità

L’appuntamen­to Il musicista atteso a Milano: martedì prossimo si esibirà alla rassegna JazzMi

è che l’elettronic­a è una grande opportunit­à per noi improvvisa­tori, perché ci offre nuovi ingredient­i per completare il suono. Sorrido quando la gente mi dice che sono un pioniere della mia generazion­e. Per me il tempo passa ma la musica non cambia. Oggi sul palco mi troverei bene al fianco di Aretha Franklin come di Lorde».

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