Corriere della Sera

La spilla diventa giovane. E divertente

Il ritorno di un gioiello un po’ appannato Per chiudere un colletto o decorare una giacca. Le proposte, da Gucci a Tiffany

- Enrica Roddolo

race amava la sua spilla a foggia di barboncino: l’aveva realizzata nel 1958 per la Princesse de Monaco la maison Cartier da sempre vicina al Rocher: le ricordava il suo Oliver, l’inseparabi­le barboncino nero. Cartier ha da sempre una ricca collezione di spille di alta gioielleri­a, come quella bellissima in oro bianco, rubelliti, onice e diamanti. Quanto a Grace, ne aveva anche una a foggia di gallina in madreperla, e non si separava da quella in diamanti e zaffiri di Van Cleef & Arpels. Una passione, le spille, molto Royal: a Londra, nell’800, Vittoria aveva un debole per quelle a foggia di fiocco realizzate da Garrard, ed Elisabetta II oggi non rinuncia a completare il look con una spilla: la Williamson Jonquil con un raro diamante rosa, la Jardine Star, la Cullinan e il «cesto di fiori» dono dei genitori per la nascita di Carlo.

Adesso le presta spesso alla duchessa di Cambridge: come la Maple leaf brooch, a foggia di foglia d’acero, che Kate ha indossato in British Columbia un anno fa. E quella passione regale (le repliche delle spille della regina si possono acquistare su royalcolle­ctionshop.co.uk) diventa moda. Dolce & Gabbana la appuntano sulla giacca di velluto, Lanvin la usa per chiudere un colletto, Gucci la fissa sul rever o sul fiocco. E Bulgari gioca con l’ironia di giocose spille Lecca Lecca nella collezione Festa con diamanti e smeraldo, o Gelati (con rubini). Ma quasi tutte le spille — come quelle raffinate di Buccellati con l’iconico «traforo» — si possono anche usare come pendenti. Doppio uso anche per le nuove spille Van Cleef & Arpels che con un guizzo di ironia ripescano dalla collezione «la boutique» del 1954 e dalla storica Clip Giraffe del 1964, il gusto animalier: dal gatto al colibrì. Materiali: oro, onice, lapislazzu­li o malachite. Vhernier gioca invece con le iridescenz­e per spille tartaruga, camaleonte e granchio dal corpo di cristallo di rocca.

«Che ci sia un ritorno della spilla lo conferma anche il fatto che di tutti gli oggetti preziosi dei quali si compone la collezione Tiffany Save the Wild il pezzo più venduto sia proprio lei, la spilla — dice Raffaella Banchero, managing director Tiffany &Co. Italia (e Spagna) —. Anche se il nostro benchmark è la spilla Bird on a Rock con smeraldo di Jean Schlumberg­er. E il Tiffany Blue Book 2017 presenta due pezzi di rara bellezza, ispirati alla storica collezione Flora e Fauna». La moda è, da una parte, cultura, e dall’altra un business serissimo che genera un fatturato totale, nel mondo, di oltre 250 miliardi di euro l’anno. Che la moda sia cultura risulta ovvio vedendo la sua influenza nel mondo, e il rapporto sempre più stretto che vive con il mondo dell’arte. Giovanna Battaglia (nella foto) nel mondo dell’arte è nata — genitori artisti e docenti all’Accademia di Brera, un fratello gallerista e un altro set designer, e una sorella stilista — e quello che ha respirato fin da bambina si vede nel suo lavoro di stylist, di contributi­ng fashion editor per W Magazine e senior fashion editor per Vogue Japan. Ora Battaglia ha pubblicato un libro per Rizzoli Internatio­nal, Gio-Graphy: Fun in the Wild World of Fashion, che verrà presentato martedì a Milano da Armani Libri (via Croce Rossa 2 alle 18) e che raccoglie lo spirito del suo lavoro, basato sullo stile, sul colore, sui riferiment­i al mondo dell’arte nell’assoluta libertà dell’ispirazion­e. «Su W ho una rubrica che è

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