Corriere della Sera

La strage in mare delle donne

Ventisei donne morte su una nave con 400 a bordo arrivata a Salerno. Il giallo sulla dinamica

- di Fulvio Bufi

«Una tragedia dell’umanità». Così il prefetto di Salerno sulla nave spagnola arrivata in porto con il suo carico di migranti e morte: 26 i corpi di donne senza vita. Salvi 400 profughi.

SALERNO Ventisei bare calate una dopo l’altra dal ponte di poppa dell’immensa nave militare grigia. I corpi di ventisei donne, tutte giovanissi­me. Ventisei ragazze, nemmeno ventenni. Probabilme­nte nigeriane. Le ultime vittime di un naufragio di migranti che il Mediterran­eo ha restituito. Altri corpi, altre donne, altri uomini, rimangono lì, su quei fondali che già conservano migliaia di cadaveri. Ma quelle ventisei salme arrivano a Salerno dopo due giorni di viaggio nelle celle frigorifer­o della Cantabria, marina militare spagnola, che ha soccorso due imbarcazio­ni al largo della Libia e ora porta anche 375 superstiti.

Scene già viste. I vivi e i morti che viaggiano insieme. Succede ogni volta che le navi arrivano in tempo per salvare almeno qualcuno e poi fanno rotta verso i porti italiani portando a bordo speranza e disperazio­ne. Stavolta però è diverso. Perché la morte in mare non è mai un evento di genere, e invece stavolta sì. Sono annegate solo le donne, o almeno solo i loro corpi sono stati trovati che galleggiav­ano intorno a un gommone mezzo affondato e pieno di uomini aggrappati. Che cosa sia successo non lo sa ancora nessuno, ma qualcosa deve essere successo.

Lo pensano in Procura a Salerno, dove aspettano le autopsie e il rapporto del medico legale per sapere con esattezza se quelle donne hanno subito violenze prima del naufragio e se sono annegate perché il destino si è accanito contro di loro, o se contro di loro si è accanito qualcun altro che le ha buttate in mare, magari per salvare se stesso o chissà perché. Violenze e andagini, che omicidi su quella rotta ne sarebbero già successi, ci sono inchieste aperte su altri episodi avvenuti in passato.

Ma c’è bisogno soprattutt­o di testimonia­nze per capire come sono andate le cose tre giorni fa in mezzo al Mediterran­eo prima che la Cantabria arrivasse a raccoglier­e quel che era rimasto di superstiti e cadaveri.

Il procurator­e di Salerno Corrado Lembo ha incaricato due sostituti di seguire le in- e il capo della squadra mobile Lorena Cicciotti è rimasta fino a notte a raccoglier­e deposizion­i e a cercare spunti per capire se tra tutti i migranti sbarcati dalla nave spagnola ci fossero anche gli scafisti del gommone che portava le donne e dell’altra imbarcazio­ne naufragata.

Qualche sospetto c’è: alcuni uomini, apparentem­ente provenient­i dall’area del Maghreb, sono stati portati in questura per primi e interrogat­i a lungo. Le imbarcazio­ni sono partite dalla Libia, da Zuara, quindi è probabile che al timone ci fosse gente del posto, o comunque di quell’area. E in Libia alcuni migranti avrebbero subito violenze prima di partire. Una donna ha riferito di essere stata stuprata nel campo dove era rinchiusa in attesa di imbarcarsi, un uomo aveva una ferita al collo ma non ha voluto spiegare che cosa gli è capitato. Altre donne sono scese dalla nave piangendo, quattro o cinque uomini non erano in grado di camminare e un paio, seduti sulla sedia a rotelle, non smettevano di tremare. Solo un bambino ha attraversa­to la passerella sorridendo. Ma uno solo, e a bordo ce n’erano cinquantad­ue: tutti serissimi e spaventati.

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 ?? (foto Ansa) ?? Al porto In alto una donna coperta da un telo rosso e altri migranti sbarcano dalla nave Cantabria, ieri a Salerno. Sotto il recupero delle salme
(foto Ansa) Al porto In alto una donna coperta da un telo rosso e altri migranti sbarcano dalla nave Cantabria, ieri a Salerno. Sotto il recupero delle salme

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