Musei, mostre, concerti: l’Italia riparte. «Ora incentivi fiscali»
In ripresa. Con più visitatori nei musei, spettatori al cinema, presenze ai concerti. Ma con pochi lettori e meno fan della musica classica dal vivo. Ritratto della cultura italiana nel 2016, e di tutto quello che questo termine significa: arte, grande schermo, spettacoli, libri, ricreazione, vacanze. Il risultato è positivo, in questa fetta di mercato la spesa degli italiani ha raggiunto i 68,4 miliardi (nel 2013 era sotto i 64). «È la fine dell’emergenza», commentano gli osservatori. Con la cultura che ritrova un ruolo centrale nel Paese. «Ma servono incentivi fiscali».
Circa 130 euro al mese investiti da ogni famiglia in arte e spettacoli, il record di 45,5 milioni di ingressi nei musei, il boom dei turisti. Sono questi i numeri del 2016 elaborati da Federculture, federazione che riunisce i gestori di cultura, turismo, sport, tempo libero e che domani a Roma presenterà il suo tredicesimo rapporto annuale (con il volume Impresa Cultura. Gestione, Innovazione, Sostenibilità edito da Gangemi).
Ecco allora una sintesi: la spesa in cultura in un anno è cresciuta dell’1,7 per cento, di più rispetto al resto dei consumi (1,5); nello stesso periodo è aumentato del 21,1 per cento l’esborso per le vacanze, del 4,8 quello per i servizi culturali e ricreativi (teatro, musei, concerti) che da soli valgono 29 miliardi. Certo, le differenze tra Nord e Sud restano (in Trentino Alto Adige si spendono al mese 208,62 euro contro i 59,31 del Molise), ma gli italiani che dichiarano di partecipare almeno una volta all’anno a eventi culturali sono cresciuti in quasi tutti gli ambiti: più 4 per cento le visite a musei e mostre, più 5,4 a monumenti e siti archeologici, più 5 al cinema. Sono risultati incoraggianti, spiega il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «È doveroso continuare a impegnarsi per fare del patrimonio culturale uno strumento di crescita civile, economica, democratica e di integrazione sociale, continuando ad aumentare le risorse umane e finanziarie per il settore».
Le premesse ci sono, anche se non tutto va benissimo. Crolla il pubblico di musica classica dal vivo (-14,5%), diminuisce il «consumo» di libri: meno 3,7 per cento. I lettori «deboli», quelli che leggono almeno un saggio o un romanzo all’anno, nel 2016 hanno raggiunto il 40,5 per cento della popolazione sopra i 6 anni. E questo dato non viene compensato dall’uso delle tecnologie: i «consumatori» di ebook sono l’8,3 per cento della popolazione (negli Usa sono il 28%). Commenta Andrea Cancellato, presidente di Federculture: «Il clima di maggiore fiducia traina i consumi in cultura. E la politica ha capito che investire nel settore significa dare una spinta più forte al Paese. Per questo chiediamo un ampliamento dell’Art Bonus e la defiscalizzazione per gli scontrini di libri, musei, spettacoli. Solo così potremo avere nuove risorse per continuare a tutelare il nostro immenso patrimonio culturale, così bello e fragile, come gli ultimi terremoti ci hanno ricordato».