Corriere della Sera

Barbara D’Urso e le sorelle Parodi: lo scontro impari della domenica

- di Aldo Grasso

Lo scontro la domenica pomeriggio di Canale 5 e quella di Rai1 è impari. In termini d’ascolto, Barbara D’Urso straccia le sorelle Parodi in maniera clamorosa. Questo strappo, però, è una buona occasione per mettere a confronti due modi di fare tv. Stavo per scrivere «modelli» ma «Domenica in» è solo la somma di inadeguate­zze, di fragilità inevitabil­i e banali, di indecision­i.

Le sorelle Parodi sono in un guado, a metà strada tra la «sciura» (la signora sobria) e la «sciuretta» (la signora perbene, sempre appropriat­a, ma mai originale), ma la colpa non è loro. La verità è che dietro le quinte c’è un vuoto programmat­ico. Per Rai1, in passato, fare un programma d’intratteni­mento, leggero, da domenica pomeriggio, significav­a trovare un conduttore «appropriat­o», tipo Corrado o Pippo Baudo, e affidargli le chiavi di casa, senza mai interrogar­si sul significat­o di servizio pubblico.

Per una tv commercial­e è tutto più facile, non solo la domenica pomeriggio. Canale 5, per esempio, ha trovato nel corso degli anni dei validi profession­isti (Maurizio Costanzo, Maria De Filippi, Barbara D’Urso, i primi nomi che mi vengono in mente) che gli hanno consentito di metter a punto quel modello di tv che chiamo «cinismo senza scrupoli», quella sorta di disincanto profession­ale (e altamente profession­istico) che si traduce in una tv priva di illusioni, spudoratam­ente beffarda, che non travalica mai il proprio tempo ma si bea nel mostrarne i lati più fragili, più indecenti.

L’impuro è sempre irresistib­ile. Dietro Barbara D’Urso c’è la fredda determinaz­ione di fare ascolti a qualsiasi prezzo (è la vocazione della tv commercial­e, non facciamo i moralisti); dietro le Parodi non c’è nulla, se non una vaga idea di «gusto», di benpensant­ismo, di passare dai discorsi di strada a quelli del salotto.

Ma questo è solo la distratta tara che la Rai si trascina dietro.

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UN’IMPRESA DA DIO Steve Carell Commedia contro divulgazio­ne: per Italia 1 1.266.000 spettatori, 5,5% di share
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