Corriere della Sera

Renzi: vogliono farmi fuori ma non ci riuscirann­o Chi correrà per il governo? Tra i nomi c’è anche Paolo

Il segretario su La7: «Il premier è uno di quelli, non è lì per caso»

- di Maria Teresa Meli

«Mi vogliono “morto”. Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riuscirann­o. Ora provano a dire che, dopo il voto siciliano, sono io il problema. La verità è stanno cercando di togliermi di mezzo in ogni modo. Ma io non mollerò di un centimetro»: Matteo Renzi non arretra. Per la coalizione «larga» che vuole costruire, con la convinzion­e che così si possa «arrivare al 40 per cento», non metterà veti «però non li accetterò».

Il che significa che per il leader del Pd non esiste l’ipotesi che l’alleanza vada alle elezioni guidata da un altro esponente del partito. Questo non vuol dire, come Renzi, ospite di DiMartedì su La7, confessa a Giovanni Floris, che per Palazzo Chigi ci sia solo un nome: il suo. «Non è vero — spiega Renzi — che io pensi solo ad andare lì. Mi hanno dipinto così, ma io non ho questa ansia. Nel Pd ci sono molte persone che potrebbero andare lì, uno è Gentiloni. E comunque il premier lo deciderà il Parlamento».

Già, come Renzi ha detto qualche giorno fa, «non importa chi di noi governa, l’importante è che il Pd vada al governo».

Dunque, Gentiloni. Così come aveva fatto Ettore Rosato in mattinata, Renzi ammette che il nome di Gentiloni è spendibile. E questo non è un caso. Il nome del premier serve ad allargare i confini della futuribile coalizione a cui Renzi pensa. Un’alleanza che deve avere una componente centrista, «perché le elezioni si vincono anche al centro». Ma anche con la sinistra, e, come è noto, Pisapia è in buoni rapporti con Gentiloni. Infatti la scommessa del Partito democratic­o è quella di sottrarre personalit­à per la possibile alleanza agli scissionis­ti.

Non si parla di Grasso, ovviamente, ma della terza carica dello Stato, per esempio. Cioè Laura Boldrini. O di quei sindaci di sinistra, come Massimo Zedda, primo cittadino di Cagliari. E va in questa direzione anche la battaglia di Renzi sulle banche e su questo il segretario dice su La7 una frase choc: «Monte dei Paschi di Siena è una banca in cui ci sono troppi misteri, a cominciare da David Rossi».

Non si spenderà invece più di tanto, Renzi, in una trattativa con Mdp, perché il voto siciliano, con quel 5,3 preso dagli scissionis­ti, ironizza l’ex premier, «dimostra che non

Di Maio è come quel compagno di classe che ti dice “ti aspetto fuori”, poi suona la campanella, esci e non c’è nessuno

c’è la rivoluzion­e comunista». È esattament­e quello che Guerini ha detto ieri a Nico Stumpo di Mdp in un breve colloquio: «Noi siamo aperti a ragionare con chi non vuole fare vincere la destra e i grillini e non poniamo veti, ma nemmeno vogliamo subirli. Del resto, la Sicilia testimonia che l’alternativ­a a sinistra del Pd non ha sbocchi». Perciò a chi tra gli scissionis­ti chiede al Pd di mettere da parte Renzi per avere un rapporto, dice: «Io sono lì dove sono perché mi ci hanno messo due milioni di elettori alle primarie».

Il segretario è già in «modalità elettorale», e infatti ha deciso che uno dei primi punti all’ordine del giorno della Direzione pd di lunedì prossimo sarà la legge sui vitalizi. Renzi vuole che il suo partito la mandi avanti in Parlamento e la faccia approvare in questa legislatur­a, evitando così che i grillini agitino questa bandiera alle elezioni. Al Movimento 5 Stelle Renzi, intervista­to da Floris, lancia un’altra sfida, rivolta a Luigi Di Maio, «rappresent­ante della casta»: «Sei presente solo al 30 per cento delle votazioni, prendi il 30 per cento dello stipendio».

Sempre pensando al voto, il segretario invita i suoi avversari interni a sotterrare l’ascia di guerra: «Chi nel Pd pensa di passare i prossimi mesi a litigare fa un grande regalo a Berlusconi e Grillo». È un appello che però rischia di cadere nel vuoto perché l’ultima carta che vogliono giocarsi gli avversari interni del segretario è quella di convincere Walter Veltroni ad accettare di fare il «padre nobile» nonché candidato premier di una coalizione di centrosini­stra. Poi, dopo le elezioni, si andrebbe a un congresso dove, per spaccare ulteriorme­nte il fronte renziano, si proporrebb­e a Graziano Delrio di fare il segretario.

Spero che Silvio Berlusconi sia in campo alle prossime elezioni ma ho rispetto per le decisioni dei giudici

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(Ansa) A «DiMartedì» Il segretario del Partito democratic­o Matteo Renzi, 42 anni, entra negli studi di La7 per partecipar­e al talk show e saluta il conduttore Giovanni Floris, 49 anni

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