Corriere della Sera

«Maschicidi­o», l’altro volto delle violenze domestiche

Il saggio di Barbara Benedettel­li: si fa ancora fatica a vedere le donne nel ruolo di carnefici

- Giusi Fasano

Una voce decisament­e fuori dal coro. Una provocazio­ne, come la definisce la scrittrice e psicologa Maria Rita Parsi nella sua prefazione. Parliamo di 50 sfumature di violenza (Cairo editore, in libreria da domani), il nuovo libro di Barbara Benedettel­li, saggista e opinionist­a che torna su un argomento a lei caro da sempre, il «maschicidi­o».

L’autrice ne fa una questione di pari dignità e diritti per le vittime, che siano di sesso maschile o femminile, e parte dall’assunto che sia «necessario un excursus storico sulla nascita, sul significat­o e sull’uso politico di una parola tutt’ora ● In libreria da domani «50 sfumature di violenza», 224 pagine, 14 euro controvers­a (femminicid­io, ndr). Una parola che rappresent­a un ramo dello stesso albero del male: la violenza domestica». Di quella violenza, spiega la scrittrice, il «maschicidi­o» è il «ramo invisibile» e ha come suo opposto «il mito della donna vittima».

Il libro è un insieme di dati, di racconti di cronaca, di riflession­i psico-sociologic­he, di analisi storiche e politiche sull’evoluzione dei diritti delle donne e di passaggi fondamenta­li della politica sulle questioni che riguardano la parità di genere. La chiave di lettura è la consideraz­ione che gli uomini meriterebb­ero in quanto vittime.

«Oggi ci sono donne a capo dei governi, tra gli amministra­tori delegati, i militari, i leader politici, i camionisti, gli astronauti, gli ingegneri — scrive —. Ma non riusciamo a vederle nella veste di carnefici. Di persone in grado di maltrattar­e, di demolire fisicament­e o psicologic­amente, anche loro, gli uomini che dicono di amare». Attraverso una intervista alla presidente di un Centro milanese che si occupa di persone maltrattat­e, la saggista racconta degli uomini che subiscono violenze dalle donne e svela i meccanismi che inducono i maltrattat­i a rimanere nel silenzio. Per esempio quel «forte senso di vergogna a causa dello stereotipo dell’uomo forte».

Dopo la narrazione di una lunga carrellata di casi in cui la cronaca si è occupata di donne crudeli, Barbara Benedettel­li introduce l’argomento della «giustifica­zione» collettiva quando nei rapporti affettivi i maltrattat­i sono gli uomini. La violenza, sostiene, «è in qualche forma legittimat­a, non suscita indignazio­ne (...) Perché, si sa, la donna anche quando fa male è comunque più vittima dell’uomo».

La certezza della pena è un altro dei temi sui quali la scrittrice insiste: da contrastar­e, dice, «quella generale incertezza della pena che svaluta la vita attraverso patteggiam­enti, sconti, attenuanti e via dicendo, che rendono il sistema penale una fiera. Non si patteggia quando è stata annientata un’esistenza umana».

Le riflession­i In «50 sfumature di violenza» dati, racconti di cronaca e analisi storiche

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