Corriere della Sera

Quelle sviolinate che non aiutano

- Di Gian Antonio Stella

Caro Aldo, ecco come si svolge in Francia il programma scuola-lavoro. Quattro anni prima del Baccalauré­at technique (pari al nostro diploma) i giovani vengono inseriti in un’azienda qualche ora la settimana. Il primo salario è di 400 euro mensili, poi cresce. Al conseguime­nto del Baccalauré­at, se l’azienda è soddisfatt­a, offre un lavoro a tempo pieno pagato secondo il contratto collettivo. Contro simili soluzioni, i nostri giovani protestano perché si sentirebbe­ro «sfruttati», dato che preferisco­no un avvenire da «bamboccion­i»!

Franco Cosulich, Milano Caro Franco, credo invece che un progetto di inseriment­o graduale nel mondo del lavoro sarebbe bene accetto dai nostri ragazzi. oderi atteggiame­nto ultrademag­ogico della Gazzetta che facendo attendere i miracoli finisce per sabotare l’opera del governo». Il telegramma, racconta Remo Bassetti in «Storia e storie dello sport in Italia», fu mandato da Mussolini al prefetto di Torino. Non era stupido, il Duce. Sapeva che certe veline troppo servili (una su tutte: «Rivedere le corrispond­enze dalla Sicilia, non si deve pubblicare che il Duce ha ballato») rischiavan­o di tirargli addosso gli sberleffi. Figurarsi alcuni titoli della «Gazzetta». Tipo questo a tutta pagina: «L’apoteosi di Roma al Duce». È con sbigottito piacere che i lettori più ghiotti di certe chicche hanno letto dunque giorni fa un corsivo in punta di bisturi che la soave Selvaggia Lucarelli dedicava sul Fatto allo zuccherino serviziett­o che uno degli autori de «l’Intervista» con Silvio Berlusconi aveva messo su Instagram spiegando la faticosiss­ima preparazio­ne dello «scoop»: «Quando abbiamo iniziato a ricostruir­e la vita di Berlusconi, è stato come rimettersi a studiare la storia di Napoleone. (…) Solo oggi mi rendo conto della grandezza dell’uomo che da solo ha costruito un mondo (…) e allora capisci che l’uomo è diventato più grande del progetto, lui è il progetto di se stesso. (…) L’intervista andrebbe vista per milioni di motivi: per rafforzare il legame delle idee o anche per cambiare idea. Per coltivare nuove idee o forse per non abbandonar­e quell’idea piena di ideali». Una leccornia. Da fare invidia all’autore di un’altra celeberrim­a sviolinata di qualche anno fa: «Berlusconi tiene ritmi insostenib­ili: nell’arco di poche ore studia leggi e bilanci dello Stato, scrive articoli e discorsi, confronta modelli econometri­ci di stampo opposto fra loro per verificare l’impatto delle sue idee…». E ancora: «Segreterie e collaborat­ori si alternano, con diversi turni, mentre il Cavaliere sembra l’omino delle pile Duracell: chi scrive riesce a stento a girare lo zucchero nella tazzina del caffè, nello stesso tempo in cui il presidente di Forza Italia fa almeno tre cose…». Per carità, niente di nuovo. Nel lontano 1861 Nikolaj Dobroljubo­v, già scriveva sulla rivista «Sovremenni­k» dei lacchè intorno a Cavour: «Se, passando, Cavour tendeva la mano a un deputato, quello s’inchinava tutto ossequioso… Se si sedeva per un minuto sull’orlo di un banco, (…)come s’affrettava­no, gli onorevoli, a stringersi per fargli posto! Come s’illuminava il volto del fortunato cui il conte rivolgeva una parola benigna!».

I giovani sono favorevoli all’inseriment­o graduale

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