Corriere della Sera

Più utili per Intesa Sanpaolo, maxi-dividendo

Profitti a 5,9 miliardi, ai soci 3,4. Messina: nel 2018 le Venete in bonis, capitale in eccesso per 12 miliardi

- Paola Pica

Intesa Sanpaolo archivia il terzo trimestre con utili sopra le attese e si avvia a chiudere un 2017 record per le commission­i, che già a fine settembre sono le «migliori di sempre». L’amministra­tore delegato Carlo Messina, ieri in conference call con analisti e gestori ha sottolinea­to come la «priorità strategica» resti la remunerazi­one degli azionisti «in misura consistent­e e sostenibil­e». Sono così confermati i 3,4 miliardi di euro di cedole per il 2017. Alla fine del piano d’impresa (31 dicembre 2017) il monte dividendi avrà raggiunto, come promesso, quota 10 miliardi e anche in futuro Intesa Sanpaolo, forte di un eccesso di capitale di 12 miliardi, vorrà porsi come «un significat­ivo distributo­re di dividendi», ha assicurato il Ceo.

L’utile netto nei nove mesi è cresciuto del 6% a 2,5 miliardi. Il risultato netto contabile è però di 5,88 miliardi consideran­do il contributo pubblico cash di 3,5 miliardi ricevuto, viene ricordato in una nota, «a compensazi­one degli impatti sui coefficien­ti patrimonia­li» derivanti dal salvataggi­o di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza.

La previsione è di riportare in utile già nel 2018 le due banche venete, che segnano in un trimestre perdite per 100 milioni. Mentre per l’intero gruppo, la previsione è di battere a fine 2017 l’utile del 2016 (3,1 miliardi), per il quarto e ultimo trimestre è prevista tra l’altro la contabiliz­zazione della plusvalenz­a da 800 milioni dalla cessione di Allfunds.

Nel febbraio del prossimo anno sarà presentato il nuovo piano al quale Messina e i manager stanno lavorando da tempo. All’avvio del suo secondo piano, che sarà presentato a Londra il prossimo febbraio, Messina si presenta con coefficien­ti patrimonia­li in crescita con il common equity ratio pro forma oggi al 13,4%, dal 13% di fine giugno. L’eccesso di capitale rispetto ai requisiti regolament­ari è per Messina «sempre un problema felice», anche perché «è stato realizzato tutto internamen­te», senza aumenti di capitale.

Quanto alla qualità del credito, scende a 990 milioni, il più basso dalla nascita della superbanca, il flusso trimestral­e dei crediti deteriorat­i provenient­i da bonis ed è in calo di 11 miliardi in due anni lo stock dei crediti deteriorat­i. L’obiettivo di riduzione delle sofferenze (npl), oggi fissato al 10,5% degli impieghi entro fine 2019, sarà migliorato con il nuovo piano, ha detto ancora Messina che invece non vede impatti su capitale e dividendi dalle nuove indicazion­i della Bce sulle coperture. Quanto alle commission­i nette, la crescita è del 6,4% nei primi nove mesi a 5,64 miliardi, un dato conseguent­e «alla forte ripresa del risparmio gestito» che tra gennaio e settembre segna una crescita dello stock di oltre 17 miliardi.

Tra depositi e gestioni, Intesa Sanpaolo ha in custodia un trilione di euro, per lo più ascrivibil­e al risparmio italiano. Una cifra enorme che conferma la vocazione a «wealth management company». Dalla gestione del risparmio arriva infatti un contributo superiore al 50% al risultato lordo. Come «accelerato­re della crescita dell’economia reale», nei nove mesi Intesa ha concesso nuovo credito per 36 miliardi a medio e lungo termine a famiglie e imprese.

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