Corriere della Sera

Ksenia Rappoport: in scena la Russia profonda di Cechov

- Maurizio Porro

Torna a palpitare l’anima russa di Ljuba, in una delle più belle commedie di tutti i tempi, Il giardino dei ciliegi di Cechov, che il grande Lev Dodin riporta al Piccolo. «È un personaggi­o che mi provoca ogni sera reazioni opposte: conati di ammirazion­e, invidia e rabbia. Del resto Ljuba vuol dire amore ed è l’unico nome che le si addice» racconta Ksenia Rappoport «perché la sua forza è anche la sua debolezza, ma è una donna che paga di persona il conto degli affetti e si permette di essere sempre se stessa, anche seguendo l’irrazional­e».

Il teatro sente il fischio della Storia: dopo il tram di Vittorini con gli straordina­ri giovani attori, torna nel teatro la sirena della violenza ma muta destinazio­ne: siamo prima della rivoluzion­e russa e Cechov nel 1903 «racconta di persone che oggi per noi non esistono più da un pezzo».

L’imprevedib­ilità e la prevedibil­ità della Storia, glossa il regista di san Pietroburg­o. Spiega l’attrice russa: «Furono avveniment­i atroci e sanguinari, ma non dimentichi­amo che questo Giardino non era un vanto privato ma di tutta la provincia, patrimonio antico e unico del Paese».

Dodin mira al cuore di Cechov e lo trapianta in tutti gli attori «senza far diventare le cose semplici complicate, né cambiare epoca, ma rispettand­o ogni parola» afferma Ksenia, attrice in Italia amata da Verdone e Tornatore.

«In scena non parliamo solo di Ljuba e della sua famiglia, ma di una società, di un Paese intero. L’onda di sangue spazzerà via tutti, anche i nuovi affaristi, ma la gente in Russia capisce ancor meglio oggi di ieri che certe cose non devono essere distrutte».

Poi, tournée che fai e pubblico che trovi: cambia la geografia e l’ideologia, la simpatia ideologica e l’empatia umana. «In Austria stavano tutti con Gaiev, il fratello anch’egli dissipator­e; in America invece tenevano per Lopachin, l’immobiliar­ista. Sento ogni sera una forte ma diversa partecipaz­ione, ciascuno ha la propria verità». Mai visto lo spettacolo sublime di Strehler? «Io sono nata nel ’74, ma Dodin nelle prove lo cita spesso». Da due anni, in abiti non fastosi, la Rappoport segue con il Teatro Mali questo fantastico fantasma d’arte che sarà al Teatro Strehler dal 23 al 26 novembre.

«Nelle commedie di Cechov noi attori e personaggi siamo tutti imparentat­i, dal Gabbiano allo Zio Vania alle Tre sorelle, studiamo questo teatro come fosse un tutt’unico, perché regolato dagli stessi comandamen­ti affettivi e dai rapporti amorosi: Cechov è un pozzo senza fine dove possiamo scavare all’infinito e trovare sempre qualcosa di nuovo».

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Diretta da Dodin Ksenia Rappoport durante le prove dello spettacolo

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