Corriere della Sera

Geraldine Chaplin: attratta dall’occulto

«Sono stata medium, veggente, fantasma. Il mondo esoterico appartiene agli artisti»

- Giuseppina Manin

«Mi guardo allo specchio e per poco non mi viene un colpo. Chi è quella vecchia orrenda che mi fissa? Con quei capelli bianchi e spiritati, quella veste bianca su cui spicca una rosa rosso sangue? Sono io! La Vecchia della Torre». Vecchia, appellativ­o tabù per un’attrice. Non per Geraldine Chaplin, protagonis­ta di The Broken Key misterythr­iller di Louis Nero, dal 16 novembre nelle sale con un cast stellare: Rutger Hauer, Christophe­r Lambert, William Baldwin, Maria de Medeiros, Kabir Bedi, Franco Nero. Più due giovani italiani, Andrea Cocco e Diana Dell’Erba.

E Geraldine naturalmen­te, la decrepita creatura. «Nessun problema. Le vecchie fuori di testa mi divertono molto. E poi io “sono” vecchia — sottolinea con fierezza —. È così e non c’è rimedio… O meglio, uno c’è. Mettersi nei panni di una più vecchia ancora, una di 90, forse 100 anni… Una mummia, uno spettro. Allora ecco che i miei 73 anni di colpo sembrano uno scherzo. Mi viene una grande allegria, mi sento di nuovo giovane». Girato in una Torino nebbiosa e misteriosa, il film attinge alla cultura cyber punk per raccontare un futuro alle porte dove, per effetto di una legge di eco-sostenibil­ità, la carta è diventata un bene raro. Il cui uso, anche in modica quantità, è proibito più di una droga. Vietato stampare, ogni informazio­ne passa attraverso una rete dati gestita dalla orwelliana Grande Z.

«Terribile. Amo così tanto i libri, non potrei mai fare a meno della carta... Eppure le nuove tecnologie la stanno facendo sparire. Quello che qui si racconta non è solo fantasia». A salvarci, suggerisce il film, potrebbe essere il frammento di un antico papiro conservato nel Museo Egizio, dove sono state girate molte scene. «Un posto di meraviglie e segreti, molto inquietant­e».

Ma per arrivare al prezioso manoscritt­o, bisogna superare una catena di crimini e delitti, inoltrarsi sul cammino oscuro di Dante e Hieronymus Bosch. E a un dipinto di Bosch, Il Giardino delle delizie, si è ispirato Lamberto Curtoni, autore delle musiche del film, per una canzone le cui note erano dipinte sulle natiche di un martire... Perché, a farla da padroni nella storia sono, come nell’allegoria di Bosch, i sette vizi capitali e le sette virtù cardinali. «La mia Vecchia ne incarna uno, l’Accidia, il più tipico della nostra epoca. Il caos e la frenesia di oggi portano spesso alla non azione, all’isolamento». L’occulto sembra attrarla. «Sono stata una medium in The Orphanage, una veggente in The Wolfman, un fantasma in Imago Mortis. Il mondo dell’impalpabil­e è il mondo degli artisti, degli interpreti di emozioni». Uno dei luoghi che più ne suggerisce è la Mole Antonellia­na, sede del Museo del Cinema. «Uno spazio di incantesim­i e apparizion­i. Vi ho incontrato persino mio padre. Tra i cimeli c’è la celebre bombetta di Charlot, con accanto i manifesti dei suoi film. “Hey papi”, l’ho salutato. E lui mi ha strizzato l’occhio».

Come stupirsi, Chaplin era un mago. «Meglio, un genio, ma molto umano. Prima ancora che ai prodigi, credeva nel lavoro. Tutti hanno talento, diceva, ma solo chi lo mette a frutto nell’impegno quotidiano riesce a fare qualcosa di buono. Mi sono sempre ricordata queste parole. Il suo nome mi ha aperto tutte le porte. Il resto però, passione e dedizione, ce li ho messi io».

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73 anni Geraldine Chaplin in una scena di «The Broken Key» di Louis Nero

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