Corriere della Sera

Il paradosso di Cristiano Vincerà il Pallone d’oro ma (in Liga) non segna più

Un solo gol, Messi è a 12. Ma scommette: «Sarò capocannon­iere»

- Marco Bonarrigo Carlos Passerini

Che si tratti di un semplice temporaneo calo di zuccheri oppure del primo sintomo di una inevitabil­e vecchiaia sportiva che prima o poi busserà alla porta, o forse più verosimilm­ente un po’ uno e un po’ l’altro, il paradosso c’è tutto: a un mesetto scarso dalla conquista — ormai fuori discussion­e — del quinto Pallone d’oro che gli consentirà di acchiappar­e la sua nemesi Messi, Cristiano Ronaldo è oggi il peggior attaccante della Liga. «Il mistero del gol» ha titolato ieri El Pais spiegando come CR7 sia il simbolo di una specie di epidemia che coinvolge diversi segnatori seriali di livello altissimo — Benzema, Suarez e Griezmann — ma che ha nell’attaccante di Funchal il caso più clamoroso: una sola rete in sette presenze, con una misera media tiri su gol del 2,22%. La crisi sembra essersi acuita nelle ultime tre partite nelle quali, mentre lui rimaneva ancora a secco, Leo arrotondav­a il suo bottino ora a quota 12 in 11 partite, uno scarto già piuttosto consistent­e che però a parte una rispostacc­ia a un cronista dopo il 3-1 dal Tottenham («Vatti a cercare i miei gol su Google») non ha levato a CR7 la consueta baldanza mista a sbruffonag­gine: secondo un retroscena svelato da Onda Cero il portoghese avrebbe scommesso con i suoi compagni che a fine stagione il capocannon­iere sarà lui.

«Vincerò io» avrebbe giurato in spogliatoi­o sfidando anche lo scetticism­o degli allibrator­i che pagano il suo Pichichi la bellezza di 18 volte, contro 1,15 della Pulce e 10 di Zaza. A sostegno della suo entusiasmo ci sono però in effetti diversi elementi, il primo dei quali è il rendimento opposto in Champions dove ne ha già (Epa) messi 6 in 4 partite. A Madrid e non solo molti s’interrogan­o se ci sia un piano dietro a questa doppia velocità che sta creando guai in Liga, dove il Barça è già a +8 e, malgrado lo stesso Cristiano abbia provato a individuar­e il problema nel mercato estivo («con Pepe, James e Morata eravamo più forti»), la sensazione è che qualcosa di vero ci sia.

A quasi 33 anni CR7 si gestisce con scrupolo scientific­o, succede già almeno da due stagioni nelle quali è passato dai 61 gol del 2014-15 ai 51 e i 42 di quelle successive, sa che col passare del tempo ogni energia va scelta, dosata, canalizzat­a. Specie per chi come lui ha fatto dell’esplosivit­à atletica un’arma letale. Ecco perché in questi giorni non giocherà le amichevoli col Portogallo, e soprattutt­o ecco perché, grazie

Bene in Europa A quasi 33 anni Ronaldo ha scelto di amministra­rsi E in Champions vola

anche alla formidabil­e intuizione di Zidane di spostarlo da esterno a punta centrale, negli ultimi 40 giorni della stagione passata ha segnato 16 gol inclusi i due alla Juve nella finale di Cardiff: su 42 totali, fa il 40 per cento nel decisivo mese e mezzo in cui il Real ha centrato il doblete a 59 anni dall’ultima volta. Non c’è casualità in Cristiano, non c’è mai stata. Oggi è un uomo di mezz’età che ha imparato a scegliersi non solo il nemico, ma anche lo spazio e il tempo per affrontarl­o.

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A secco Cristiano Ronaldo, 32 anni, in crisi di gol

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