Corriere della Sera

Il cronista-rugbista: a mia figlia ho detto che mi ero ferito durante una partita

- di Fabrizio Caccia

Roberto Spada, tre giorni fa, ignorava di trovarsi davanti a un ex rugbista: Daniele Piervincen­zi, 35 anni, l’inviato di Nemo (RaiDue), è stato un terza linea della Lazio Rugby, a lungo anche capitano dell’Us Primavera.

Perciò...

«Perciò sono rimasto in piedi, lì, davanti a lui. Malgrado tutto lo choc e il dolore per quella testata data a tradimento. In mischia, in vita mia, il naso me l’ero già rotto tante volte. Così, quando la sera sono tornato a casa, per non spaventare mia figlia che è ancora una bambina, le ho raccontato che papà aveva appena finito di giocare una partita».

Già, una partita.

«Eh sì! Perché il rugby è innanzitut­to un gioco e il combattime­nto in campo ha delle regole. Nel rugby regna sempre una violenza onesta. Mai infame, gratuita e fuori scala come quella che avete visto».

Spada ora è a Regina Coeli.

«Sì, ma non provo gioia nel sapere che un uomo è stato arrestato. Anzi, trovo ipocrita che sia stato arrestato per aver rotto il naso a un giornalist­a, quando là dove vive lui, in piazza Gasparri, a Ostia, si spaccano nasi tutti i giorni».

Una parola per il suo aggressore?

«Ci prenderei un caffè insieme anche domani, senza rancore. Ma vorrei guardarlo negli occhi, vorrei che mi spiegasse perché l’ha fatto, perché ha deciso di fare male solo per non rispondere a una domanda».

Cioè il rapporto tra gli Spada e CasaPound.

«Sì appunto, ma il fatto è che lui all’inizio faceva il guascone, era goliardico, rideva, sembrava a suo agio. Ma poi ha cambiato volto».

La sequenza dei colpi è impression­ante.

«È stato bravissimo il mio amico operatore, Edoardo Anselmi, che per proteggere la telecamera la teneva tra le braccia serrate al petto, ma col volto scoperto ed esposto perciò alle botte del gorilla che accompagna­va Roberto Spada. È stato bravo, Edoardo: ha salvato tutte le immagini».

Contento della solidariet­à del premier Gentiloni?

«Certo! Contento della solidariet­à di tutti, anche se noi cronisti sappiamo riconoscer­e al volo le parole autentiche dal resto. Mi ha fatto molto piacere l’incontro con Mario Orfeo (il dg della Rai, ndr). Abbiamo parlato a lungo davanti a un caffè. Mario l’ho sentito sincero, mi ha chiesto del male che provavo fuori e dentro di me. Così, a fine giornata, davvero mi sono sentito meno solo. E questo mi dà la forza per andare avanti».

La prossima missione?

«Il tempo di togliere le bende e vado a Napoli, a raccontare il quartiere Ferrovia, che oggi è diventato un suk pieno di africani: Gambia, Zaire, Congo. I napoletani sono quasi tutti scappati».

Beh, un altro servizio abbastanza rischioso.

«Infatti i miei genitori, Emilio e Patrizia, sono preoccupat­issimi. Però ho già fatto loro una promessa».

Quale?

«Che stavolta, se percepisco anche il minimo cambio d’umore da parte dei miei interlocut­ori, beh... stavolta mi do».

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In campo In alto, Daniele Piervincen­zi, 35 anni, ricevuto dal dg della Rai Mario Orfeo, 51 (foto Ansa). Nell’altra immagine, mentre gioca con la Us Primavera Rugby
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