Renzi e il piano B: accordi tecnici nei collegi
Nel Pd i tentativi sulla coalizione Lunedì la direzione, senza dialogo il rischio di strappi della minoranza
dare vita a una coalizione di centrosinistra sono tutti d’accordo dentro il Partito democratico.
Un atto del genere, insomma, non servirebbe a nessuno, e gli stessi parlamentari orlandiani hanno frenato il ministro della Giustizia, anche perché tra un po’ bisognerà parlare di seggi e di candidature con la segreteria. Lo stesso Michele Emiliano, che ammicca al presidente del Senato Pietro Grasso («Il candidato premier può non essere del Pd») e ai grillini («Senza l’accordo con Mdp l’unico antidoto alla destra è il Movimento Cinque Stelle»), in realtà sembra disposto a trattare con il segretario dei collegi per i suoi, soprattutto in Puglia.
Dunque, la coalizione di centrosinistra sarà all’ordine del giorno della direzione del Partito democratico di lunedì prossimo. Come i vitalizi, del resto. Al momento Matteo Renzi sembrerebbe infatti intenzionato a non mollare la presa su questo argomento, benché tra i senatori ci siano dei malumori (l’altra sera, alla riunione degli orlandiani, alcuni di loro hanno annunciato che non vogliono votare quel provvedimento).
Quella della coalizione resta quindi l’ipotesi principale. Ma nel Pd si sta già preparando una sorta di «piano B». Ne discuteva ieri in Transatlantico con alcuni parlamentari uno che di leggi elettorali se ne intende: Arturo Parisi. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del primo governo Prodi, spiegava: «Se non si riesce a costruire una coalizione perché non ci si riesce a mettere d’accordo, si possono fare gli apparentamenti. Forze diverse, senza un programma comune, decidono però chi sia il candidato nei collegi contendibili o sicuri, e lo votano. Potrà essere un esponente del Pd, come di Mdp, o delle altre forze politiche coinvolte. Si tratterebbe solo di un accodo tecnico».
È una soluzione, questa, alla quale i maggiorenti del Pd stanno
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pensando nel caso in cui non si riesca ad agganciare gli altri partiti. Mdp, innanzitutto. Ma anche la nuova formazione di Giuliano Pisapia, che è ancora indecisa se andare da sola o allearsi (e, nel caso, con chi? Pd o Mdp?). Accordi tecnici nei collegi, quindi: è questa l’ipotesi che si sta valutando al Pd. «Già, perché dobbiamo comunque riuscire a farci meno male possibile a sinistra», osservava ieri un autorevole dirigente del Nazareno.
E una soluzione del genere, tutto sommato, potrebbe non dispiacere nemmeno ai centristi. È però da vedere se Mdp l’accetterà, in nome della comune battaglia contro «le destre e i populisti», alla quale fa sempre riferimento Renzi. Ma se dovesse invece dire di no anche a questa soluzione «tecnica», allora, spiegano al Partito democratico, «si capirà che l’unico vero obiettivo degli scissionisti è distruggere noi, non combattere Berlusconi e Grillo».