Corriere della Sera

«Quell’odio verso gli immigrati che crea consenso»

- Di Luciano Violante

L’immigrato è il capro espiatorio di questo inizio secolo. Negli Stati Uniti, in Olanda, in Austria, nella Repubblica Ceca il consenso politico ha premiato coloro che hanno colpevoliz­zato gli immigrati.

In Germania l’Afd, partito che guida la discrimina­zione contro gli immigrati, ha ottenuto il 13% dei voti e l’ingresso nel Bundestag. Persino in paesi sostanzial­mente privi di immigrati, come Ungheria e Polonia, la propaganda della discrimina­zione porta consensi. In Italia, nel corso della prossima competizio­ne elettorale, più di una forza politica cercherà voti seguendo questa strada fangosa.

Gli immigrati portano la malaria; tolgono lavoro ai nostri giovani; sono terroristi o sono amici dei terroristi; violentano le nostre donne; sono privilegia­ti negli asili nido, nelle scuole, nella assegnazio­ne delle case popolari e negli ospedali; le loro donne sono tutte prostitute e gli uomini tutti spacciator­i.

Queste accuse, pronunciat­e a mezza voce o urlate in un comizio, si possono ascoltare nei bar e nelle strade di una qualsiasi città occidental­e. Non c’è Paese del nostro Occidente dove una forza politica non costruisca la propria immagine attraverso la lotta all’immigrato, facendo leva sull’emozione e sulla rabbia.

La colpevoliz­zazione dell’immigrato in quanto tale, per quello che è, non per quello che ha fatto, non potrebbe avere questa capacità espansiva senza una ideologia che ne sia motore, motivazion­e e spinta identitari­a. È l’ideologia del capro espiatorio.

Nella storia delle nazioni quando le identità sono in crisi, se ci sono troppi rischi e poche certezze, se il futuro appare oscuro, è già accaduto che gli umori primitivi di una folla che si sente vittima inascoltat­a si orientino contro un nemico creato ad arte da astuti politici. L’immigrato è il colpevole; attira su di sé la responsabi­lità per ogni male che attraversa la società; distrae dagli altri problemi so- ciali; disegna una nuova linea di confine tra le forze politiche, quelle amiche del popolo e quelle nemiche del popolo perché, appunto, amiche degli immigrati.

È razzismo, ma è più del razzismo. È abuso del malessere e della ignoranza per animare odio sociale e costruire consenso politico; nasceranno nuovi odi e nuovi consensi.

Questa spirale non va sottovalut­ata perché può soffocare la tenuta stessa della democrazia distruggen­do la solidariet­à umana e il rispetto per l’altro. Può essere combattuta solo smascheran­dola.

Emozione e rabbia Non c’è Paese in Occidente senza un partito che faccia leva su emozione e rabbia È razzismo, ma è più del razzismo: è abuso del malessere e della ignoranza per animare odio sociale e costruire consenso

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