Corriere della Sera

L’Italia offre percorsi unici, ma sono ancora pochi La spinta di bici elettriche e nuove linee dismesse Rfi: «Tolti i binari, tratte a disposizio­ne dei Comuni»

- Di Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Immerse nella nebbiolina autunnale, le vigne di Barolo sono macchiate di rosso, la campagna della Brianza si fa spazio a fatica tra i capannoni verso Lecco, sulla spiaggia abruzzese tra Vasto e Ortona la brezza del mare è ancora piacevole e i campi d’oro arsi dal sole fanno da palcosceni­co ai templi che si stagliano al tramonto di Selinunte. Solo l’Italia offre nella stessa stagione climi e paesaggi così diversi, l’ideale per chi va in bici. Eppure il cicloturis­mo da noi non riesce a raggiunger­e i livelli di altri Paesi Ue. Anche per la carenza di infrastrut­ture alla quale si potrebbe fare fronte convertend­o in piste ciclabili i 1.500 chilometri di linee ferroviari­e in disuso descritte nella nuova edizione dell’«Atlante di viaggio delle linee dismesse» presentata oggi a Rimini da Rfi ed Fs.

Mobilità sostenibil­e

Favorire il riuso delle ferrovie fuori servizio è un obiettivo del piano industrial­e del gruppo Fs per «arricchire la rete di mobilità sostenibil­e e valorizzar­e i tracciati che percorrono paesaggi ricchi di storia e bellezze naturali», dice Claudia Cattani, Presidente di Rete ferroviari­a italiana. «Le mettiamo a disposizio­ne di Comuni, Province e Regioni a determinat­e condizioni. Togliamo i binari e le amministra­zioni locali possono stendere o no un nastro di asfalto, dipende da che greenway vogliono fare», spiega Maurizio Gentile, amministra­tore delegato di Rfi. L’obiettivo è cedere quanti più possibili binari, non solo perché sono comunque un costo. «La ferrovia è un sistema ecososteni­bile, il meno inquinante che ci sia, e la dismission­e deve avvenire rispettand­o questa nostra vocazione ecologica», aggiunge.

Secondo uno studio su dati del Parlamento europeo pubblicato da Legambient­e, il cicloturis­mo in Italia è un territorio dalle potenziali­tà enormi tutte ancora da scoprire. Nell’Ue genera un fatturato annuo intorno ai 44 miliardi, di cui appena 2,05 in Italia, settima in classifica dietro Germania (11,37), Francia (7,49), Gran Bretagna (2,83), Svezia (2,58), Olanda (2,57) e perfino Finlandia (2,22). Oltre a ragioni culturali, dietro una così scarsa diffusione del cicloturis­mo c’è anche la conformazi­one del territorio che tra Alpi, Prealpi e Appennini non è sempre facile da affrontare. In questo senso le ferrovie dismesse sono un’occasione. «In salita i binari hanno pendenze massime del 3,5%, se si trasforman­o in piste ciclabili sono l’ideale per chi pedala, ancora di più per chi usa la bici a pedalata assistita», aggiunge Gentile.

I dati delle vendite delle bici negli ultimi anni sono altalenant­i, ma tendenti alla contrazion­e, complice la crisi che ha colpito anche questo settore. Le previsioni, però, indicano una ripresa per quest’anno. Si è passati dalle 1.750.000 unità del 2011 alle 1.679.400 del 2016, quoto raggiunta solo grazie al boom delle e-bike che ha fatto registrare un più 121,3% con 124.400 biciclette elettriche vendute rispetto alle 56.200 del 2015 (fonte Ancma). I produttori italiani, rinomati in tutto il mondo come i migliori nelle bici da corsa, rischiano di perdere questo treno, dominato da tedeschi e americani, come è già avvenuto quando negli anni ‘80 esplose il fenomeno delle mountain bike, che oramai è a monopolio Usa.

Il motore elettrico

L’e-bike si rivolge al consumator­e che ama ambiente e turismo culturale, ma non è abbastanza allenato per affrontare percorsi impegnativ­i senza l’aiuto del motore elettrico. L’impegno muscolare varia a seconda dell’assistenza che si richiede al motore, che però ha bisogno della rete elettrica per ricaricare la batteria. Sulle Dolomiti ci sono rifugi frequentat­i dai turisti del Nord

Il cicloturis­mo nell’Ue genera un fatturato di 44 miliardi, nel nostro Paese siamo a 2,05

Europa attrezzati per le e-bike. Offrono gratis la corrente (un pieno costa pochi centesimi) perché sanno che mentre attende la ricarica, il turista consuma e spende. «Caselli e stazioni possono diventare punti di ristoro, ricarica e assistenza tecnica o anche di raccordo con le linee ferroviari­e in funzione creando piattaform­e di interscamb­io. Usata la bici si sale sul treno per una nuova meta», ipotizza l’ad di Rfi.

A illustrare queste potenziali­tà ci sono le 62 schede delle principali linee in disuso dell’Atlante che alla descrizion­e dei percorsi quest’anno aggiunge le attrazioni storiche e naturali. Tracciati che si snodano tra pianure, valli e montagne superate con dolci e sinuosi percorsi spesso lontani dalle rotte consuete e immersi nel silenzio di paesaggi mozzafiato. Una volta erano un privilegio solo di chi li guardava dal finestrino di un vagone.

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La guida «L’Atlante di viaggio delle linee dismesse» che viene presentato oggi a Rimini da Rfi ed Fs

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