UNA GIORNATA ELETTORALE CONTRO SPRECHI E ASTENSIONE
Caro Aldo,
è triste da dire, ma in Sicilia il primo partito non è stato il Movimento 5 Stelle. A vincere la sfida, come accade da tempo, è ancora il partito del non voto, che porta alle urne in Sicilia meno della metà dei votanti. Perché? I cittadini sono provati dalla situazione socio-economica dell’isola: numero esorbitante di disoccupati e tasso di povertà tra i più alti d’Italia. Insomma, è necessario che i politici aprano gli occhi su questo tema. Anche perché dopo le regionali, si passerà al voto del governo centrale… Giovanna Carta
Milano
Cara Giovanna,
Da giorni arrivano decine di messaggi sulla Sicilia, a conferma della passione accesa da una terra che tanto contribuisce a definire l’identità italiana, nel bene e nel male. L’esito delle elezioni regionali è stato ampiamente commentato. Resta un dato inquietante: oltre la metà dei siciliani – meno ancora di cinque anni fa – non ha partecipato alla scelta del presidente della Regione, che è l’istituzione e anche l’azienda più importante dell’isola. Questo suggerisce almeno due considerazioni.
Si vota troppo, a volte in date decise all’ultimo momento. Gli americani sanno già quando voteranno per rinnovare il Congresso, l’anno prossimo, e per eleggere il presidente, fra tre anni. I francesi sanno che nel maggio 2022 saranno chiamati a confermare Macron o scegliere un successore, e subito dopo a rinnovare l’Assemblea nazionale: presidente e deputati avranno cinque anni di tempo. In Sicilia si è votato poche settimane fa per eleggere il sindaco di Palermo, ora per la Regione, si voterà tra qualche mese – ma ancora non si sa quando – per il Parlamento nazionale, e poi a giugno si elegge il sindaco di Catania. Qualcosa non va. Individuare una giornata elettorale fa risparmiare denaro pubblico e rende più facile per gli elettori informarsi e partecipare.
Ma il motivo principale non è questo. È la prevalenza della frustrazione sulla speranza. È il crollo di fiducia nei partiti. È l’idea che non sarà certo la politica a cambiare le cose. Un sentimento comprensibile, ma che talora sconfina nel disprezzo per la cosa pubblica: se sono tutti uguali e tutti colpevoli, allora nessuno è davvero colpevole. L’astensione raggiunge percentuali impressionanti tra i giovanissimi. E non soltanto in Sicilia. Ho una spiegazione al riguardo, e ne riparleremo.