Esplosione di pixel a 4K L’upgrade dei videogiochi
Dalla grafica 8 Bit delle prime console all’iper realtà inaugurata da Xbox One X
Xbox 360/Playstation 3 Playstation 2 Xbox Playstation Sega Mega Drive n un periodo (lungo) di «operazioni nostalgia», in ambito gaming in particolare e di cultura nerd in generale, arriva l’upgrade tecnologico dei videogiochi che entrano ufficialmente nella sfera iper-realistica del 4K. Dopo quello dell’iPhone X, l’arrivo nei negozi della Xbox One X lo scorso martedì ha risvegliato in molti desideri tecnologici sopiti, in un presente annegato nella tecnologia di consumo, con rimandi tra futuro e passato.
L’ultimo tuffo nei videogame vintage passa da una serie tv, quella seconda stagione di «Stranger Things» andata in onda su Netflix pochi giorni fa e anticipata da un gioco per smartphone in grafica «8 bit». La prima puntata dei moderni «Goonies» accoglieva i milioni di fan all’interno proprio di una sala giochi anni Ottanta, con tanto di strizzata d’occhio a «Dragon’s Lair», il titolo a cartoni animati che allora (era il 1983) aveva fatto gridare al miracolo grafico. Salvo poi riservare a chi metteva i gettoni – anche tanti, come si ricorda nella serie - una giocabilità tutt’altro che entusiasmante. Il limite era proprio la grafica, troppo complessa allora per offrire anche un gioco divertente. Niente quindi a che vedere con i titoli della Super Nintendo, console che fece il Nes Playstation 4/Xbox One Atari 2600 suo esordio da noi nel 1992 e che la casa giapponese ha riproposto lo scorso mese con la versione Classic Mini. Ennesima operazione nostalgia di successo: ne sono già stati venduti oltre due milioni di pezzi. E dopo il Nes dell’anno scorso, la scia degli «oldies and goldies» non si ferma: in arrivo ci sono repliche miniaturizzate dei cabinati da sala giochi, le console Flashback del Sega Genesis e di Atari, fino al colpo (al cuore, per molti) del TheC64, la rivisitazione del Commodore 64 attesa per i primi mesi del 2018.
Se il marketing sa bene come affondare nell’animo tenero di una generazione di quarantenni cresciuti nel mito dei pixeloni, i marchi dei videogiochi non intendono solo guardarsi alle spalle, men che meno con l’approssimarsi della stagione d’oro del Natale. Così nell’anno in cui Nintendo finalmente fa sbarcare una propria console, la Switch dei record di vendite (grazie a giochi di altissimo livello come «Zelda» e «Super Mario Odissey»), nel più che consolidato mondo dell’alta definizione, Microsoft completa il percorso iniziato con Xbox One S – e da Sony con Playstation 4 Pro – e mette sul mercato la prima console capace di riprodurre giochi in 4K nativo. Cioè con una risoluzione reale (e non ricostruita) di 3840 per 2160, un totale di 8.294.400 pixel (per gli amanti delle fotografia, 8 Megapixel) che fanno impallidire i 450 Kpixel della vecchia risoluzione Pal (768x576).
La grafica come ricordato non è tutto nei videogiochi, anzi a volte è fonte di disastri per chi privilegia la velocità dell’azione (e della reazione, in particolare) onde evitare brutali uccisioni nei giochi di guerra a causa di «lag» (ritardi) nella risposta dovuti ai troppi dettagli. Ma non è questo il caso della Xbox One X, arrivata con l’etichetta di essere la console più potente sul mercato, e dunque della storia dei videogiochi (pc esclusi). Le componenti interne alla scatola snella ed elegante giustificano un prezzo che non è indifferente: Xbox One X 499 euro per una console è una bella spesa. Ma ad aprirla (non fatelo) si trovano Cpu - il cuore del sistema - e Gpu – il chip deputato ala grafica - dalle caratteristiche troppo da smanettoni da raccontare ma che sommate rendono una potenza di calcolo (abbastanza) comprensibile: 6 Teraflop, ossia 10 alla 12esima operazioni al secondo, quattro volte più della prima Xbox One e il 30% in più rispetto alla rivale Playstation 4 Pro. Quello che serviva per regalare ai nostri televisori 4K con «elevata gamma dinamica» delle immagini (il famigerato Hdr) – ma le migliorie sono sensibili anche se avete un Full Hd – videogiochi con una qualità senza precedenti. Le macchine di «Forza Motorsport 7» sembrano più vere che se le vedessimo dal vivo, e così l’Antico Egitto del nuovo «Assassin’s Creed» appare prima come un’opera d’arte e poi un gioco. Se vogliamo essere critici, l’unico punto debole sono proprio i giochi: pochi quelli davvero in grado di sfruttare la potenza della One X. Ma i contenuti, come sempre è stato nel corso dell’evoluzione tecnologica, sono gli ultimi ad arrivare. È anche comprensibile, e (prima o) poi arrivano.
Tra futuro e nostalgia Il «gaming» guarda avanti ma non disdegna il vintage dei vecchi giochi Il «miracolo» Le auto di «Forza Motorsport 7» sembrano più vere che viste dal vivo
@VitaDigitale