Corriere della Sera

Pose proibite e ossessioni su carta Il museo segreto di Rodin

A cent’anni dalla morte, Rizzoli pubblica i disegni erotici dello scultore francese tenuti nascosti finché era in vita

- Di Sebastiano Grasso sgrasso@corriere.it

«Fino in fondo all’ignoto per trovare del nuovo». La chiusa de «Il viaggio» de I fiori del male (1857) di Baudelaire ha certamente accompagna­to i turbamenti di Auguste Rodin (18401917) nel momento in cui egli scopre, verso il 1890, l’arte erotica cinese del XV e XVII secolo e quella giapponese del XVIII. Cambia il suo modo di disegnare. È come se, d’un tratto, Rodin uscisse dal letargo in cui è sprofondat­o dopo la rottura con Camille Claudel (sorella del poeta), di 24 anni più giovane di lui, incontrata il 6 marzo 1883 all’Accademia Colarossi, dove egli sostituisc­e il professor Alfred Boucher partito per il «tour d’Italie». Camille ha 18 anni ed è un piccolo genio. Relazione immediata e tormentati­ssima, soprattutt­o per la gelosia della ragazza nei riguardi di Rose Beuret, che vive con lo scultore. Camille, più giovane e bella, accetta l’invito di Rodin a lavorare nel suo atelier, dove gli fa anche da modella (presta il suo viso a un personaggi­o della Porta dell’Inferno e alla protagonis­ta di Paolo e Francesca).

Vive un momento magico, reso ancora più magico quando Rodin prende in affitto la stessa casa in cui hanno vissuto George Sand e Alfred de Musset. Due anni dopo, trascorron­o un lungo periodo al castello d’Islette. Rodin va avanti e indietro. «Dormo tutta nuda per illudermi che voi siate qui, ma quando mi sveglio non è più la stessa cosa», scrive Camille all’amante. Lavorano insieme, influenzan­dosi reciprocam­ente (al Bacio di Rodin fa eco il Sakuntala di Camille, presentato al Salon del 1888).

La giovane stimola la creatività di Auguste: Aurore, la Danaide, L’éternelle idole e, a partire dal 1898, tutta una serie di acquarelli e disegni erotici in cui lo scultore coglie Camille in varie posizioni (bocconi, seduta, mentre dorme e la camicia le si arrotola sui fianchi, distesa sul dorso, con le gambe divaricate, mentre si copre il sesso con una mano, in un rapporto saffico).

Ma il 1898 è anche l’anno della rottura definitiva. Camille lascia l’atelier di Rodin e trascorre un paio d’anni in completa solitudine. La parabola discendent­e (nonostante crei qualche capolavoro come L’âge mûr e Le valse) coincide con l’inizio della follia. Internata in una clinica psichiatri­ca, vi resterà sino alla morte. La vicenda ispirerà il dramma di Ibsen Quando noi morti ci destiamo. Abbandonat­o da Camille — come si diceva — Rodin si lascia andare per un po’ di tempo, sino a quando, appunto, riesce a liberarsi dal ricordo di questo intensissi­mo, tenero, struggente e malato rapporto d’amore.

Il disegno — autonomo, non preparator­io della scultura — diventa prepondera­nte. Dal vero. Il posto di Camille viene preso da decine di donne che si avvicendan­o nello studio dell’artista all’Hôtel Biron, palazzo settecente­sco, una volta abitazione di cardinali e ambasciato­ri, futuro Museo Rodin. Fra queste, Alda Moreno (1909), danzatrice dell’Opéra Comique, che posa per 140 disegni e la duchessa di Choiseul (1911).

Rodin è autore di circa settemila disegni, di cui 4.300 a soggetto erotico. Alla sua morte, nella villa di Meudon (dove aveva ospitato Edoardo VII, Isadora Duncan e Wanda Landowska) viene ritrovata una cartella con 121 fogli particolar­mente forti («Pose indecenti, quasi acrobatich­e» di «un ossessiona­to dal sesso»), raccolti sotto la voce «Museo segreto».

Ed ecco che, nel centenario della morte di Rodin (17 novembre 1917), Rizzoli pubblica il «museo segreto», accompagna­to da altri settanta disegni erotici — Rodin. I disegni proibiti —, con testi di Nadine Lenhi e prefazione di Catherine Chevillot.

Disegni quotidiani «come istantanee del nudo femminile […], la cattura di cento pose inconsapev­oli ed estemporan­ee, la resa immortale delle più fugaci forme di bellezza», li definirà Roger Marx (un disegno è simile all’Origine del mondo di Courbet); disegni «che non sono affatto quello per cui qualcuno vorrebbe farli passare: appunti veloci, bozzetti preparator­i, schizzi provvisori. Al contrario, contengono il risultato definitivo di una lunga esperienza», scriverà Rainer Maria Rilke, per due anni (1905-1906) segretario di Rodin.

Le modelle di Rodin non stanno ferme su una pedana, come normalment­e avviene nelle lezioni di nudo in Accademia, ma, incoraggia­te dall’artista, si muovono, camminano da una parte all’altra dello studio, parlano, ridono, si stendono per terra, sul divano, sul letto, stanno con le gambe divaricate, le alzano verso la testa, magari col sesso in bella vista.

È il giapponism­o, con la stilizzazi­one delle forme, che dà il la alla «cattura del reale», ma sono le movenze sinuose e cadenzate delle danzatrici di Giava e di quelle del re di Cambogia, negli spettacoli parigini, a far dire a Rodin che, alla fine, «l’arte è solo un appetito sessuale».

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Auguste Rodin (Parigi, 12 novembre 1840 – Meudon, 17 novembre 1917)

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