Corriere della Sera

L’Italia cade in Svezia Mondiale più lontano

- Bocci, Casarin, Sconcerti, Tomaselli

Brutta partita, giocata male, buttata in parte anche via, ma modesta, mediocre nella mentalità e nell’esecuzione. Non so cosa potrà fare la Svezia a Milano, ma l’Italia non è ancora una squadra, è un insieme di giocatori che non sa e non si preoccupa di capire cosa serve all’altro. La Svezia ha avuto fortuna, ha segnato nell’unico tiro in cui ha preso la porta, ma aveva almeno una voglia, era guidata dal bisogno di stare insieme. L’Italia non si è mai aiutata, è incredibil­e che giocatori di questa esperienza non abbiano capito una partita violenta ma elementare. Credo non sia stata preparata bene, ognuno aveva il proprio io da preservare, nessuno ha mai veramente rischiato per la squadra. È stata una partita pessima perché minima, portata avanti come un’icona personale da ciascun giocatore, nessuna idea in comune. Forse eravamo troppo carichi, forse eravamo soli. Forse nessuno ha saputo creare un ambiente, un’atmosfera, un sentimento comune. È impossibil­e che giocatori così esperti rendano così poco nella partita più importante. La Svezia l’ha buttata almeno sulla rissa, correva da ogni parte, alla fine cadevano come foglie d’autunno in preda ai crampi. Almeno avevano giocato. Noi abbiamo continuato a fare finta. Non entro nel merito delle scelte di Ventura. Non ne ha molte. Ma tenere fuori Insigne è coraggioso fino allo sfregio. Verratti è una bella mezzala di trent’anni fa, tocca cinque volte il pallone prima di fare un passaggio. A quel punto qualunque centrocamp­o è schierato. Eder è un bravo ragazzo di passaggio, che c’entra in una partita così? La diversità di Immobile non è fare il centravant­i boa, ma cercare l’area col pallone al piede, è uno che sa pensare calcio, non è Boninsegna. Ma onestament­e è tutta la squadra fuori asse, come deconcentr­ata, non capita, non spinta. Questa è la vera sconfitta di Ventura, la sua

La previsione Vinceremo a Milano e andremo ai Mondiali, ma qualcuno un’Italia deve prima o poi farla

«serenità», la sua inadeguate­zza ai drammi popolari del calcio. Ha portato alla fine una non squadra. Non ne aveva molte di migliori, ma non c’è stata la sua mano a correggerl­a via via, a fare almeno una classe indiscipli­nata e cattiva. Io credo che vinceremo a Milano e andremo alla fine a questi Mondiali che sembrano ormai un’encicloped­ia per incolti, ma l’errore resta, queste partite restano, l’inesistent­e grammatura della stoffa. Forza Italia è sempre l’urlo di tutti, ma qualcuno un’Italia deve almeno farla.

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