Corriere della Sera

Il sondaggio: i Cinque Stelle salgono al 29,3% Il centrodest­ra domina nei collegi, Pd al 24,3

Per i dem sei punti persi in sei mesi. FI, Lega e FdI primi con 253 seggi, di cui 114 nell’uninominal­e

- di Nando Pagnoncell­i

Effetti del voto siciliano: il Movimento 5 Stelle sale al 29,3 per cento, il Pd scende al 24,3 perdendo sei punti in sei mesi. Forza Italia resta stabile al 16,1. Senza variazioni rispetto al mese di ottobre anche Mdp che si attesta al 2,8, poco più di Sinistra Italiana. Trasforman­do il sondaggio in seggi, il centrodest­ra (FI, Lega e Fdi) conquister­ebbe quasi la metà dei collegi dell’uninominal­e.

C’era molta attesa per le elezioni regionali siciliane, l’ultimo importante evento elettorale prima delle politiche del prossimo anno. Un’attesa elevata non solo per il risultato, ma per le indicazion­i politiche che avrebbero potuto essere tratte in prospettiv­a nazionale, in termini di posizionam­ento politico, di alleanze e, soprattutt­o, di conseguenz­e sulle opinioni degli elettori.

Nonostante le elezioni amministra­tive abbiano una valenza prevalente­mente locale, motivazion­i di voto in larga misura legate a temi specifici e al profilo dei candidati e una diversa legge elettorale rispetto alle politiche, dobbiamo farcene una ragione: da molti anni invariabil­mente ogni elezione rappresent­a un test nazionale. Gli stessi italiani in larga misura (50%) ritengono che il voto alle regionali siciliane potrà avere rilevanza nazionale e conseguenz­e significat­ive sullo scenario politico; al contrario solo il 35% lo considera solo una consultazi­one a carattere regionale. Gli elettori di centrodest­ra, galvanizza­ti dall’esito vincente, sono ancor più convinti della valenza nazionale del voto siciliano.

La consultazi­one siciliana è stata seguita da quasi la totalità degli italiani (95%, di cui 43% con grande attenzione): è un dato che fa da contraltar­e alla scarsa affluenza alle urne che si è fermata al 46,8%. L’esito elettorale tuttavia non ha destato grandi sorprese: due italiani su tre (66%) se lo aspettavan­o, mentre il 15% pronostica­va un risultato diverso. I meno sorpresi sono risultati gli elettori del Pd e di Forza Italia (entrambi 83%), i primi rassegnati alla sconfitta, i secondi molto ottimisti grazie anche al coinvolgim­ento in prima persona di Berlusconi a supporto di Musumeci.

Le opinioni degli elettori italiani sul risultato elettorale in Sicilia sono piuttosto nette, vediamole in dettaglio: il 50% ritiene che Renzi ne esca indebolito e non possa più essere il candidato premier del Pd mentre per il 32% il segretario non ha responsabi­lità e rimane il principale riferiment­o alle prossime elezioni. Nettamente più severi nei confronti dell’ex premier gli elettori dei partiti avversari. Il 52% è convinto che il centrodest­ra è unito solamente in campagna elettorale ma è destinato a dividersi sui programmi di governo nazionale, mentre il 30% prevede che sarà in grado di portare avanti un comune programma di governo; anche in questo caso le opinioni dei diversi elettorati divergono nettamente: fiduciosi gli elettori di centrodest­ra, scettici gli altri.

Il 51% pensa che il M5S non sia in grado di vincere e difficilme­nte potrebbe governare a livello nazionale, mentre il 33% considera il risultato siciliano un voto regionale che non preclude il successo alle politiche.

Insomma, nello scenario tripolare prevalgono nettamente i giudizi negativi: Renzi è indebolito e non può essere il candidato premier, il centrodest­ra è profondame­nte diviso, il M5S non è in grado di vincere e governare. Queste sono le opinioni prevalenti.

Le intenzioni di voto rilevate dopo il voto siciliano fanno segnare qualche sorpresa rispetto a ciò che avviene di sovente all’indomani di una consultazi­one elettorale, quando gli elettori cambiano gli orientamen­ti premiando i vincenti e penalizzan­do gli sconfitti. Le polemiche sugli «impresenta­bili» e l’arresto per evasione fiscale del neo deputato siciliano De Luca eletto con Musumeci non fanno aumentare i consensi per il centrodest­ra vincente (che ha nel complesso il 36,5%), con l’eccezione di Fratelli d’Italia che aumenta lievemente passando dal 4,5% al 5,1%. Per gli stessi motivi (l’indignazio­ne per gli impresenta­bili), nonostante la sconfitta il M5S aumenta di quasi 2 punti (ha il 29,3%), e non sembra risentire delle polemiche sulla mancata partecipaz­ione di Luigi Di Maio al confronto televisivo con Matteo Renzi. Il Pd limita i danni, attestando­si al 24,3%, in flessione di 1,2%: la sconfitta era largamente attesa e i dem negli ultimi tempi avevano già subito una flessione nei consensi passando al 30,4% di maggio al 25,5% di fine ottobre. Lo stesso dicasi per Alternativ­a popolare, il partito di Lupi e Alfano alleato del Pd in Sicilia, che fa segnare una lieve flessione a livello nazionale (2,6% da 3,1%) e dei partiti alla sinistra del Pd (Mdp è al 2,8%). E l’astensione aumenta di un punto, sfiorando il 37%. Da ultimo la simulazion­e dei seggi che, va sottolinea­to, rappresent­a un’approssima­zione dato che non sono stati ancora definiti i collegi uninominal­i (abbiamo considerat­o circa 56.000 interviste distribuit­e nei collegi senatorial­i del Mattarellu­m) e non sono state decise né le coalizioni né le candidatur­e. Cionondime­no l’analisi fornisce una fotografia degli attuali rapporti di forza tra i soggetti in campo.

Secondo i dati Ipsos elaborati da Paolo Natale dell’Università di Milano, oggi il centrodest­ra (FI, Lega e FdI) conquister­ebbe 253 seggi, di cui 114 nei collegi uninominal­i (quasi la metà); il M5S si attestereb­be a 173 seggi (di cui 63 uninominal­i), il centrosini­stra (Pd e Ap, in attesa che la coalizione possa accogliere altri soggetti) a 164 seggi (di cui 54 collegi uninominal­i), e la sinistra a 23. Allo stato attuale non è chiaro se si stia profilando una competizio­ne del centrodest­ra con il centrosini­stra oppure con il Movimento 5 stelle. In ogni caso oggi nessuno avrebbe i numeri per costituire una maggioranz­a di governo. Pertanto, se l’auspicio era che le elezioni siciliane dessero risposte chiare in vista delle Politiche, l’esito appare piuttosto deludente: permane infatti una situazione di forte divisione e uno scenario di ingovernab­ilità. Siamo solo all’inizio della campagna elettorale ma, date le premesse, non c’è da stare allegri.

Il rischio stallo In Parlamento nessuno dei tre blocchi avrebbe la maggioranz­a per governare

Gli altri Ap scende al 2,6%, sotto la soglia Mdp è al 2,8%, poco più di Sinistra italiana

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