Sasso scagliato contro un’auto: morta una donna
Colpita da infarto per lo choc. Pietra lanciata da un terrapieno nel Milanese
Un sasso lanciato contro un’auto su cui viaggiavano cinque persone. Una donna è morta: il suo cuore non ha retto alla paura. La pietra, pesante più di un chilo, ha sfondato il parabrezza della vettura.
«Andavamo piano, scambiavamo due parole. Lungo quella strada, lo sapete anche voi, non ci sono lampioni. I fari delle auto sono le uniche luci, e così io intorno non ho notato niente di strano, non abbiamo visto sagome nel buio, né qualcuno che scappava. Ho sentito solo quel colpo, violentissimo: come un’esplosione, ma dentro l’auto. Ho pensato solo a fermarmi subito». Non servirà a molto, per l’inchiesta, la testimonianza di Igor C., l’uomo che poco dopo le 23 di giovedì guidava una Opel Astra sulla strada provinciale 121, striscia d’asfalto che gira lungo il confine di Cernusco sul Naviglio, piccolo comune a Nordest di Milano. Sui sedili posteriori dell’Astra erano sedute due signore e un uomo; al fianco del guidatore, Nilde Caldarini, che in paese e in parrocchia tutti chiamavano «Stella», 62 anni. Se non sarà di grande aiuto per i carabinieri, quel racconto serve però a spiegare quanto sia stato improvviso e spaventoso il tonfo di quel masso di cemento nell’auto. Pesava un chilo e due etti. La signora Nilde non è stata colpita, è morta per la paura, per un infarto, poco prima di mezzanotte. Subito dopo aver bloccato l’auto, le hanno chiesto se stesse bene. Lei prima ha risposto, poi ha iniziato a balbettare; respirava male. I medici dell’ambulanza hanno provato a rianimarla per più di mezz’ora.
Non c’è un cavalcavia, in questa storia balorda, che del passato ripropone però il contesto di provincia e il vuoto di senso: stavolta hanno preso forma sopra a un terrapieno alto 5-6 metri e coperto d’erba. L’Opel Astra passava lenta là sotto, di ritorno da un incontro di preghiera in una comunità per tossicodipendenti di Pontirolo Nuovo, in provincia di Bergamo. Dalla sommità di quel pendio qualcuno ha lanciato il masso. Dall’altra parte ci sono un quartiere residenziale, ancora non del tutto abitato, una pista ciclabile, un cantiere dal quale probabilmente è stato raccolto il pezzo di cemento, alcune panchine sulle quali si ritrovano gruppi di ragazzi che fino a sera bevono, si passano qualche «canna» e già da settimane sono al centro delle lamentele degli abitanti. Non c’è alcuna prova al momento che siano stati loro, ma anche su quell’ambiente stanno lavorando i carabinieri della compagnia di Cassano d’Adda e del Comando provinciale di Milano, con il comandante della stazione di Cernusco che è un militare di «vecchia scuola», uno che del suo territorio conosce facce, amicizie e movimenti. Ieri i carabinieri hanno raccolto testimonianze, cercato telecamere. Ragionano su un punto abbastanza solido della ricostruzione: chi ha lanciato quel sasso, con buona probabilità, conosce e frequenta la zona, non è un posto in cui si va per caso. Il pm Silvia Bonardi ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di «morte come conseguenza di altro reato», ma l’accusa potrebbe aggravarsi.
Il blocco di cemento è piombato quasi al centro del parabrezza dell’auto, sulla parte bassa, un po’ spostato verso il lato del passeggero; è passato nel vetro come un proiettile, lasciando un grosso buco, e ha urtato il cruscotto, per cadere poi (ormai quasi inerte) sul fondo della macchina, tra i piedi della signora Caldarini. E poco conta, alla fine della nottata, questa constatazione investigativa: «Se non fosse stato per lo spavento, nessuno si sarebbe fatto male».