Corriere della Sera

Da Orlando a Franceschi­ni chi vuole l’intesa a sinistra Ma è lite tra i dem e Grasso

- di Alessandro Trocino

ROMA Un weekend decisivo per le sorti di un centrosini­stra mai come adesso in confusione. Si comincia domani con l’assemblea di Campo Progressis­ta, nella quale Giuliano Pisapia farà sapere su che rotta intende indirizzar­e la barca appena salpata. E si proseguirà lunedì, con la Direzione del Pd, dove Matteo Renzi dovrà rispondere alla minoranza, che chiede segnali concreti verso una coalizione di centrosini­stra. Convitato di pietra, Pietro Grasso, indicato come il probabile leader di Mdp e polemico autore della frase sul «vero Pd» che sarebbe quello del fuoriuscit­o Pier Luigi Bersani. A lui rispondono Renzi («A polemica rispondo ringrazian­dolo e senza aprire fronti di tensione»), Dario Franceschi­ni che si dice «dispiaciut­o per i giudizi non condivisib­ili», Ettore Rosato che parla di «entrata a gamba tesa, visto il suo ruolo istituzion­ale», e Maurizio Martina che rispetta Grasso ma chiede «altrettant­o rispetto per il Pd».

Nel Pd tutti, compreso Renzi, sembrano pronti ad aprirsi a una coalizione di centrosini­stra. Ma la minoranza chiede un cambio di rotta deciso e presenterà due ordini del giorno per chiedere di lavorare all’unità del centrosini­stra, Mdp compreso. Indicando, nel secondo, una road map che prevede una serie di proposte sulla legge di Bilancio, orientate a sinistra. Andrea Orlando chiede «una svolta sui temi sociali».

Franceschi­ni, ancora in asse con Renzi, considera «inevitabil­e» la convergenz­a e chiede «buon senso»: «Facciamo come ha fatto la destra — dice in questi giorni nei colloqui — che ha messo insieme gente che si odia, pur di vincere con questa legge elettorale. Prendiamo i voti: alla premiershi­p e al programma ci penseremo dopo».

Di certo la premiershi­p di Renzi è un ostacolo a sinistra. E sul programma le divergenze sembrano insuperabi­li. Gianni Cuperlo condivide solo in parte l’approccio di Franceschi­ni: «Il popolo del centrosini­stra ci vota se vede un progetto comune. Diamo qualche segnale intanto. Mettiamo la fiducia sullo ius soli. Intervenia­mo sulla legge di Bilancio, con correzioni sociali». È quello che viene proposto nel documento, dove si citeranno due capisaldi della politica renziana di questi anni: il Jobs act e la Buona scuola. La reazione di Matteo Orfini fa capire l’aria: «La fiducia sullo ius soli la chiedo da tempo. Solo che gli stessi che ora la pretendono sono quelli che dicevano che io la chiedevo solo per dar fastidio a Gentiloni. Quanto al resto, siamo tutti d’accordo sull’allargare la coalizione. Ma se ci chiedono di rinnegare cose di cui siamo orgogliosi, non va bene, diventa controprod­ucente». Quanto a Mdp, spiega Lorenzo D’Attorre che «se nel Pd si aprisse una riflession­e su Jobs act e Buona scuola, si aprirebbe una fase nuova. Ma non vedo disponibil­ità tra i dirigenti».

 ??  ?? Il tour in treno Matteo Renzi, 42 anni, nella stazione di Calderara, vicino a Bologna, con la sindaca Irene Priolo, 43 anni (Ansa)
Il tour in treno Matteo Renzi, 42 anni, nella stazione di Calderara, vicino a Bologna, con la sindaca Irene Priolo, 43 anni (Ansa)

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