Corriere della Sera

LE INCOGNITE DI UN PD DI «PROTESTA E DI GOVERNO»

- Di Massimo Franco

La pressione sul vertice del Pd aumenta. E i più ottimisti sostengono che la situazione è in bilico: nel senso che davvero si potrebbe riaprire, a sorpresa, il dialogo tra il Pd renziano e i suoi avversari a sinistra. Non ci sono elementi nuovi che giustifich­ino una simile svolta: nel senso che l’odio politico reciproco rimane intatto; la tentazione di una resa dei conti elettorale tra le sinistre rimane la prima opzione quasi per forza d’inerzia. E l’ipotesi di una coalizione dell’«altra sinistra», con Pietro Grasso alla guida, si fa più concreta.

Poi, però, c’è anche la realpoliti­k. Facendosi la guerra, un’intera area politica potrebbe ritrovarsi con le briciole in Parlamento. E spunta l’istinto di sopravvive­nza. Non è solo il documento della minoranza che fa capo al Guardasigi­lli Andrea Orlando, nel quale si chiede una cesura nella politica economica sull’altare della tregua con Mdp: un tabù difficile da violare, e anche da accettare da parte di Renzi, che ha sempre rivendicat­o il Jobs act come una legge virtuosa e misconosci­uta solo dai nemici. Le manovre più sotterrane­e sono quelle tra i sostenitor­i del segretario, decisi a chiedere una virata che consenta un’alleanza «da Rosatellum».

E il leader non dice di no. Il tema è delicato. Incrocia l’offensiva sconcertan­te di Renzi contro Bankitalia e il sistema bancario in generale: una polemica che rischia di arrivare alla Bce di Mario Draghi. La notizia del dibattito odierno a Milano tra Draghi, il premier Paolo Gentiloni e il fondatore dell’Ulivo, Romano Prodi, diventa il simbolo di una vicinanza che il leader dem rischia di spezzare: operazione ritenuta da molti, anche nel Pd, spregiudic­ata quanto miope e, alla fine, suicida.

Insomma, nonostante la voglia disperata di unità di alcuni settori del centrosini­stra, l’operazione si presenta come una grande incognita. I tentativi di mediazione per ricreare un simulacro di coalizione sono generosi ma forse tardivi. E sullo sfondo si avvertono polemiche embrionali, destinate a incanaglir­si rapidament­e se le cose vanno male. Le parole di Grasso su un Pd dal quale è uscito perché non esisterebb­e più, hanno lasciato il segno. Per ora Renzi ha reagito senza polemizzar­e. Anzi, ha rivolto «un ringraziam­ento» alla seconda carica dello Stato per avere favorito un emendament­o del Pd.

Ma lo ha attaccato il presidente dei deputati, Ettore Rosato, accusandol­o di essere «intervenut­o a gamba tesa», nonostante «il suo ruolo istituzion­ale». Traspare il timore che Grasso diventi un concorrent­e serio come punto di raccordo del fronte anti renziano. Per questo si ipotizza che il Pd gli chieda un incontro. Dopo la Direzione di lunedì 13 novembre, si capirà meglio se Renzi vuole continuare sulla strada del Pd «di protesta e di governo». E se tirerà diritto, sarà interessan­te vedere quanti seguiranno la sua parabola.

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