Corriere della Sera

«Le agende non coincideva­no» Così la Casa Bianca si è ritirata

«Chiedete ai loro burocrati», dice il Cremlino. Pesano il Russiagate e le sanzioni

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«Non siamo riusciti a far coincidere le due agende», spiega la portavoce della Casa Bianca a Da Nang per cercare di giustifica­re l’improvvisa cancellazi­one dell’incontro Trump-Putin alla conferenza Apec (Paesi dell’Asia-Pacifico) in Vietnam. L’evento più atteso, il vertice Usa-Russia, cancellato per problemi di agenda? La giustifica­zione data da una portavoce considerat­a la regina della reticenza con frequenti incursioni nelle fake news quando è chiamata a difendere i falsi presidenzi­ali, sembra puerile. Invece stavolta Sarah Huckabee ha sintetizza­to in modo corretto quanto è avvenuto: agenda non nel senso di scelta dell’ora e luogo giusti per incontrars­i, ma in quello di un accordo almeno sui temi di cui discutere.

Mosca l’incontro lo voleva, non c’è dubbio. Alla fine a tirarsi indietro sono stati gli americani nonostante Trump avesse espresso esplicitam­ente il desiderio di vedere Putin per «arruolarlo» nel fronte che vuole costruire per isolare la Corea del Nord. C’era molto da discutere anche su altri dossier internazio­nali, dalla Siria ai trattati nucleari, al terrorismo. Ma c’era anche il macigno del Russiagate. Scottata dal precedente del G-20 estivo in Germania, coi russi che hanno dato la versione di un Trump accondisce­ndente davanti a Putin che negava le interferen­ze di Mosca nelle elezioni Usa, la diplomazia americana deve aver chiesto garanzie che non ha ottenuto.

Nonostante il desiderio del presidente di esporsi in prima persona, quindi, alla fine una convinzion­e di segno opposto è maturata al Dipartimen­to di Stato, come ha detto esplicitam­ente lo stesso Rex Tillerson, ma anche tra i consiglier­i della Casa Bianca: troppo forti le tensioni seguite all’imposizion­e di nuove sanzioni Usa contro la Russia votate dal Parlamento di Washington. Troppo elevato il rischio di lasciare ai russi la possibilit­à di usare i malumori del presidente (che, ratificand­o di malavoglia le sanzioni, aveva accusato il Congresso di contribuir­e a peggiorare ulteriorme­nte le relazioni col Cremlino), per sostenere davanti a tutto il mondo che l’America non ha più una linea politica coerente.

Quindi solo strette di mano, foto ufficiali, incroci alla cena conviviale, ma niente vertice: «Inutile se non ci sono terreni sui quali possiamo raggiunger­e risultati», ha tagliato corto il Segretario di Stato, Tillerson. Cogliendo di sorpresa l’assistente di Putin, Yuri Ushakov, che poco prima aveva assicurato che ora e luogo del vertice erano già fissati. E provocando la reazione irata del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «Trump voleva incontrare Putin: un desiderio espresso personalme­nte dal presidente Usa. Cosa dicono

La decisione La diplomazia americana deve aver chiesto garanzie che non ha ottenuto

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