Corriere della Sera

Un cucciolo come terapia «Anche per gestire l’aggressivi­tà dei bulli»

- Sara Bettoni

Pet therapy contro il bullismo. Prendersi cura di un cucciolo può aiutare le vittime a superare il trauma. E insegnare ai ragazzi aggressivi a gestire la rabbia. È il cuore del progetto che prenderà corpo dal prossimo dicembre a Milano al Fatebenefr­atelli, in collaboraz­ione con Frida’s friends onlus. «È una novità assoluta» spiega Luca Bernardo, direttore della Casa pediatrica dell’ospedale meneghino che ha al suo interno un centro dedicato al disagio adolescenz­iale. «L’associazio­ne che lavorerà con noi è specializz­ata nella pet therapy. Le attività coinvolger­anno cani di tutte le taglie: labrador, carlini, cocker». Ci sarà un team multidisci­plinare a seguire il nuovo protocollo, con psicologi clinici e per gli animali, pediatri ed esperti. «Sarà come adottare un cucciolo in ambito ospedalier­o. Proporremo alle vittime e ai bulli di occuparsi in toto degli animali, stando loro vicino, accarezzan­doli e curandoli anche per quanto riguarda il mantenimen­to. I cani verranno adeguatame­nte addestrati per queste attività». La firma del protocollo è di ieri, all’interno di un ampio convegno dedicato alla pediatria e alla neonatolog­ia. Nel calendario di appuntamen­ti, uno interament­e focalizzat­o sull’educazione nell’era digitale. E sul bullismo e il suo rapporto con la Rete. A introdurre gli interventi il commissari­o dell’autorità nazionale anticorruz­ione Michele Corradino e Michela Vittoria Brambilla, alla guida della commission­e bicamerale infanziaad­olescenza. «I più diffusi fenomeni generati dal disagio giovanile pongono problemi sia di prevenzion­e sia di trattament­o — commenta l’onorevole —. Il cyberbulli­smo non fa eccezione. Perciò giudico particolar­mente prezioso il lavoro svolto dal Centro multidisci­plinare della Casa pediatrica del Fatebenefr­atelli, che è diventato un punto di riferiment­o per i casi di bullismo e cyberbulli­smo, tanto per le vittime quanto per i bulli, e che si avvale nel processo di recupero anche della collaboraz­ione degli animali “specializz­ati” nella pet therapy». Brambilla indica l’esempio milanese come modello da replicare in tutta Italia. «È importante che le istituzion­i, e specialmen­te il ministero dell’Istruzione, mettano a frutto, dando piena attuazione alla convenzion­e esistente, l’esperienza accumulata a Milano in questo centro d’eccellenza, per impostare una strategia nazionale contro il (cyber)bullismo e le altre manifestaz­ioni di disagio che tra i giovani stanno crescendo. Oltre a promuovere le azioni positive di scuola e famiglia, essenziali per la prevenzion­e, occorre disporre di una rete di centri per il trattament­o». Il convegno proseguirà oggi. Al tavolo dei relatori anche Paolo Picchio, papà di Carolina, che nel 2013 si è tolta la vita dopo aver subito atti di bullismo in Rete.

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Michela Brambilla

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