Corriere della Sera

DA SALVINI A D’ALEMA NAPOLI INTOLLERAN­TE CONTRO TUTTI

- Di Marco Demarco

Napoli capitale dell’intolleran­za politica? A metterla in questi termini è D’Alema, vittima con Camusso dell’ultimo episodio di aggression­e verbale in città. Intervista­to dopo l’accaduto, l’ex premier non ha tenuto conto della storiaccia di Ostia, e così gli è sfuggito che aver spedito all’ospedale un giornalist­a non è stato certo meno grave che aver impedito a lui e alla segretaria della Cgil di parlare. Ma ciò nonostante, il caso c’è tutto. Nella città di Mario Pagano e di Croce, dei Lumi e del liberalism­o, comincia a essere un problema salire in cattedra all’università, dibattere in pubblico o comiziare nelle piazze e nei teatri senza sentire addosso la pressione dei cosiddetti antagonist­i. Tre anni fa lo storico Paolo Macry fu contestato mentre era in seduta di esami. Poi è stato un crescendo. Renzi, da presidente del Consiglio, non poteva parlare perché Napoli era stata appena «derenzizza­ta» dal sindaco de Magistris. Salvini, in missione al sud, non doveva parlare perché Napoli è antifascis­ta. De Luca ( tutt’altro che tollerante con i giornalist­i), non può parlare perché da governator­e non fa abbastanza per i disoccupat­i. E se non imposto con atti di guerriglia, il bavaglio è sempre lì, pronto. L’altra sera, è scattato intorno a D’Alema e Camusso, invitati a un confronto sul lavoro. Prima i cartelli più o meno ironici («D’Alema, fa qualcosa di sinistra: vattene!»), quindi i fischi e gli spintoni da copione. «Altrove è diverso, il fenomeno è tipicament­e napoletano», ha detto D’Alema al Corriere del Mezzogiorn­o. Ma primato o non primato di Napoli, città dove la politica è in affanno e i conflitti sociali si risolvono in risse, accoltella­menti o lancio di vasi dai balconi, colpisce che per il sindaco filoantago­nista la sua sia sempre la capitale «dell’amore e dell’accoglienz­a».

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