Corriere della Sera

«L’omertà su mio figlio»

La madre del giovane artista Cranio Randagio: «Di chi era la droga? Poteva essere salvato?»

- Di Carlotta Mattiello

Vittorio, suo figlio, è morto un anno fa. E da allora è calato un silenzio assurdo su quello che è successo e sul perché. Oggi la madre, con una lettera, chiede che questo silenzio venga squarciato da una risposta, da una verità.

12 novembre 2016, il telefono squilla a vuoto, ma io insisto , sono le 11 e Vittorio dovrebbe essere di ritorno a casa dalla festa.

Sono le 14.00 mi chiama la fidanzata di mio figlio, anche a lei il telefono suona a vuoto, solo per un attimo le risponde una voce maschile che le dice che Vittorio «non si sveglia» e che stanno per chiamare un’ambulanza. Da quel momento in poi il telefono ha suonato sempre a vuoto, nessuno ha mai risposto.

Ci siamo radunati io e gli altri miei due figli, il mio compagno, la fidanzata, un amico, dividendoc­i i compiti: chi cercava l’indirizzo della festa, sapevamo solo una generica Balduina, chi cercava il numero di telefono degli abitanti dell’appartamen­to, non amici consueti, che avevano organizzat­o la festa, e chi come me chiamava la polizia, per denunciarn­e la scomparsa.

Alle 16.00 una volante si è presentata alla mia abitazione, due poliziotti mi hanno detto di andare con loro perché Vittorio, mio figlio, era stato arrestato. L’arresto faceva un po’ a pugni con il «non si sveglia adesso chiamiamo i soccorsi», ma in quelle circostanz­e crederesti anche agli asini che volano, anche se dentro di te sai già la verità.

Al commissari­ato mi attende un’ambulanza e giustappun­to il commissari­o che, senza riuscire a guardarmi negli occhi alla domanda «mio figlio dov’è?», mi dice: «Qualcosa a quella festa è andata storta e suo figlio non c’è più».

«Cioè mi vuole dire che mio figlio è morto?».

«Sì signora, suo figlio è morto».

«Le giuro che faremo di tutto per capire che cosa è successo a suo figlio».

Buio, ambulanza. Da quel momento si è scatenato tutto il mondo mediatico (solo per il fatto che Vittorio in arte Cranio Randagio aveva partecipat­o all’ultima edizione di XFactor), sono state spese centinaia di belle parole, nessuna parola è stata spesa dalla famiglia nella cui casa è morto un ragazzo di 21 anni conoscente di loro figlio, se non un lapidario sms di condoglian­ze sul cellulare. È stata aperta un’indagine (mai chiusa). «Morte come conseguenz­a di altro reato» (spaccio), nessun indagato, ipotesi di mancato soccorso poi fugata, ad un certo punto l’esito della autopsia: overdose per mix di sostanze, ed infine, silenzio, silenzio lungo un anno.

Ecco io sono qui, è di nuovo il 12 novembre e ho ancora molte domande a cui vorrei risposta.

Chi c’era in quella casa quella notte? Mio figlio si è accasciato o non si è mai svegliato? Hanno prima ripulito la casa o prima si sono preoccupat­i di Vittorio? È entrata in quella casa la Scientific­a? A che ora è morto? Poteva essere salvato? Solo lui ha preso sostanze a quella festa? Hanno preso anche gli altri le stesse sostanze di mio figlio? Sono stati fatti test tossicolog­ici sugli altri? Le ha portate tutte lui? Se sì, dove le ha prese? Le ha comperate da solo? Se no, chi le ha portate? Dove le hanno prese? Mio figlio l’hanno ammazzato? Mio figlio si è suicidato? È stata solo sfortuna? La droga è illegale, mio figlio ha pagato con la morte, se non era l’unico, cosa succede agli altri? Se la droga è illegale cosa succede agli spacciator­i che gliel’hanno venduta? Nulla.

Questo è il problema, non succede nulla, non è successo nulla. Ho pianto, gridato, chiesto aiuto, ma nulla. Io personalme­nte lo trovo immorale e incivile, trovo immorale l’omertà di chi era con lui quella sera, ragazzi di 20 anni come lui, che hanno pensato a ripulire la casa (sembra non sia stato trovato nemmeno un mozzicone di sigaretta, che per una festa di 20enni è bizzarro) e hanno negato qualunque tipo d’informazio­ne oltre a far passare lui come il rapper tossico che ha portato tutto il necessario per poi farselo da solo e morire da solo e da stronzo mentre tutti gli altri bevevano camomilla.

Quello è uno stereotipo che toglie dignità e motivazion­e alla morte di mio figlio, perché di fronte ai luoghi comuni ogni discorso finisce e lascia spazio solo al giudizio, mentre sarebbe interessan­te riflettere sulla morte di mio figlio che dovrebbe servire a chi, fragile come lui, potrebbe perdersi avventuran­dosi in sentieri pericolosi senza avere il coraggio, la forza, l’umiltà di chiedere aiuto. Infine trovo incivile che chi ha il potere insegni a questi ragazzi che si può fare quello che si vuole nella vita, senza che accada nulla.

Ah, il cellulare di Vittorio non suona più a vuoto, si è scaricato, buttato da qualche parte in un cassetto del commissari­ato.

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Dolore Carlotta Mattiello, madre di Vittorio Andrei, il rapper Cranio Randagio, ha scritto al Corriere
 ??  ?? Musicista Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, morto a Roma un anno fa: aveva 21 anni
Musicista Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, morto a Roma un anno fa: aveva 21 anni

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