Corriere della Sera

L’ultima trattativa sulle pensioni: i sindacati chiedono un mese di sconto

- Lorenzo Salvia

Sulle pensioni siamo all’ultimo tentativo di mediazione. In vista dell’incontro di domani con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, i sindacati hanno in sostanza bocciato l’offerta avanzata dal governo nei giorni scorsi: «salvare» dall’aumento dell’età pensionabi­le — 67 anni nel 2019, cinque mesi in più rispetto a ora — solo chi rientra nelle 15 categorie dei lavori gravosi, dalle maestre ai muratori. La Cgil, in particolar­e, contesta anche le stime sul numero delle persone coinvolte: tra le 15 e le 20 mila secondo il governo, meno a giudizio del sindacato. In ogni caso l’offerta non dovrebbe essere accolta. Di qui la richiesta dei sindacati e la trattativa riservata su un intervento diverso: un mini sconto ma per tutti.

L’ipotesi è far salire l’età della pensione nel 2019 a 66 anni e 11 mesi. Un mese in meno rispetto a quanto si dovrebbe fare per legge applicando l’adeguament­o alla speranza di vita. Mentre le categorie da esentare del tutto sarebbero «congelate» in attesa dei risultati della commission­e scientific­a che analizzerà l’andamento della speranza di vita per ogni categoria profession­ale. Il costo sarebbe intorno ai 600 milioni di euro l’anno. Non un dettaglio. E la trattativa sembra in salita anche per la netta contrariet­à del ministero dell’Economia. Non tanto per il costo diretto. Ma per il segnale che verrebbe dato ai mercati internazio­nali, smontando un pezzettino della riforma delle pensioni.

Ma perché uno sconto solo di un mese? Non si tratta di un numero a caso. Sulla speranza di vita sindacati e governo hanno raggiunto l’accordo su un nuovo metodo di calcolo: non si confronter­à solo il dato all’inizio e quello alla fine del triennio considerat­o, ma peseranno anche le variazioni registrate fra i due estremi. Tra il 2014 e il 2016 c’è stato un aumento di cinque mesi ma nel 2015 c’è stata una flessione di cui non si è tenuto conto. Il nuovo metodo di calcolo dovrebbe essere utilizzato solo in futuro, a partire dal 2021. La richiesta dei sindacati è di utilizzarl­o in modo retroattiv­o, già per lo scatto del 2019 che deve essere formalizza­to entro fine 2017. Il governo resiste, i sindacati pure. Ma se domani non si troverà un accordo, il tema delle pensioni resterà esposto al vento degli emendament­i parlamenta­ri sul disegno di legge di Bilancio.

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