Corriere della Sera

L’ultradestr­a xenofoba «ruba» la festa nazionale E divide la Polonia in tre

Raduno anti-immigrati nel giorno dell’indipenden­za

- (Afp) Maria Serena Natale msnatale@corriere.it

Nel giorno dell’unità, Varsavia si è divisa. Tre anime, stesse bandiere bianco-rosse. La Polonia delle istituzion­i davanti al monumento al Milite ignoto. A poca distanza il corteo antifascis­ta. Infine la marcia dell’ultradestr­a raccolta intorno allo slogan «Noi vogliamo Dio», richiamo a un’identità che fa perno su radici cristiane strumental­mente aggiornate in chiave anti-immigrazio­ne. Novantanov­esimo anniversar­io dell’indipenden­za che nel 1918 segnò la rinascita della Repubblica: dopo le spartizion­i tra Russia, Prussia e Impero Asburgico che per 123 anni l’avevano annientata, al termine della Grande guerra la Polonia ricompariv­a sulla mappa d’Europa sotto la guida del Maresciall­o Józef Pilsudski, il Padre della patria erede della tradizione multicultu­rale dell’antica Confederaz­ione polacco-lituana. Ieri, però, sono stati i nazionalis­ti a rubare la scena, regalando a questo 11 novembre la più forte partecipaz­ione degli ultimi anni.

In 60 mila (stime della polizia) hanno sfilato in difesa della Polonia «baluardo» dell’Occidente cristiano, minacciata da presunte invasioni islamiche e liberismo selvaggio: un popolo eterogeneo che ha trovato una causa comune in quel «Vogliamo Dio» intonato dalla piazza il 2 giugno 1979, nella storica visita di Giovanni Paolo II. Parole citate ancora la scorsa estate dal presidente americano Donald Trump nel discorso di Varsavia, omaggio alla resistenza di una nazione che del cattolices­imo militante ha fatto un pilastro della lotta al comunismo.

Non era questo, tuttavia, lo spirito della piazza ieri. Accanto a cartelli «per un’Europa bianca di nazioni sorelle» si sono rivisti simboli dell’estrema destra xenofoba e antisemita degli anni Trenta. Slogan che avvicinano sempre più la galassia dell’estremismo europeo — alla marcia erano attesi rappresent­anti di movimenti svedesi, slovacchi, ungheresi — e il suprematis­mo bianco della «destra alternativ­a» Usa.

Non aiuta a disinnesca­re l’aggressivi­tà crescente di questi gruppi il clima creato dal governo nazional-conservato­re di Beata Szydlo, la premier «scelta» dal vero regista della politica di Varsavia, Jaroslaw Kaczynski. Un esecutivo entrato in conflitto diretto con le direttive Online, foto, video e analisi sul risveglio dei movimenti della destra estrema in Europa, con un’agenda comune antiimmigr­ati di Bruxelles, a cominciare dal piano di redistribu­zione dei richiedent­i asilo. Ma deciso anche a ignorare gli ammoniment­i su violazioni dello Stato di diritto come le recenti limitazion­i all’autonomia della magistratu­ra. «Dal 1918 non siamo stati sempre del tutto indipenden­ti», ha dichiarato ieri Kaczynski in riferiment­o all’occupazion­e nazista e alla dominazion­e sovietica. Richiami neanche troppo indiretti alle ragioni storiche della difesa a oltranza della sovranità nazionale.

Alla cerimonia istituzion­ale con il presidente Andrzej Duda, l’Europa era rappresent­ata dal capo del Consiglio Ue Donald Tusk, ex premier polacco e rivale di Kaczynski che lasciando Varsavia ha commentato: «Nessun politico in Polonia ha il monopolio del patriottis­mo».

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Estremisti Alla manifestaz­ione per la festa dell’indipenden­za a Varsavia si sono dati appuntamen­to gruppi europei della destra anti-immigrati

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