Corriere della Sera

Sammy, il campione nero del baseball che fuori dal campo è diventato bianco

Sosa (antenati schiavi) si schiarisce la pelle con le creme. «Ma non sono razzista»

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È una leggenda del baseball. È nato a Santo Domingo. Ha sangue haitiano, di avi schiavi, nelle vene. E la pelle? Nera. Cioè, nera era. Una volta. Risaltava sotto la maglietta bianca con il numero 21 dei Chicago Cubs, la squadra per cui ha giocato dal 1992 al 2004, quando sparava palle fuoricampo come se le tirasse nel giardino dei vicini. Si è ritirato nel 2009, giurando di non aver mai preso anabolizza­nti, di essere pulito. Anzi, verrebbe da dire ora, immacolato.

Perché dal giorno in cui ha lasciato la mazza nell’armadio, Sammy Sosa (per gli amici Mikey) ha cambiato colore. Quando una sua foto affiora sui social, la sua faccia appare più bianca della volta precedente. È successo in questi giorni: Sosa è a Londra con gli amici per celebrare il 49esimo compleanno. Eccolo in posa in Regent Street: ma è davvero lui? Il dilemma e la rabbia corrono via Twitter. Quello sembra il fantasma del vecchio campione di home run (l’unico nella storia ad averne messi a segno per tre volte più di 60 a stagione). Un po’ di pancetta. E la faccia da gringo. Dov’è finita la melanina? I giornali scherzano sulla somiglianz­a sempre più stretta con un comico della tv: «La trasformaz­ione in Jay Leno è quasi perfetta».

Sarà l’effetto della crema Ieri e oggi Sammy Sosa giocatore (ha smesso nel 2009) e in questi giorni a Londra che si mette addosso. L’aveva detto lui stesso nel 2009, rispondend­o ai dubbi sulla nuova cute: «È un effetto collateral­e della crema rinfrescan­te che uso prima di andare a dormire. No, non è un prodotto sbiancante. Non sono affatto razzista. E non mi sembra di assomiglia­re a Michael Jackson...». afro-americani da parte della polizia (e non solo) sull’esempio di Colin Kaepernick, il quarterbac­k che ha cominciato a manifestar­e rifiutando­si di restare in piedi durante l’inno nazionale prima di una partita. La protesta si è allargata al basket (e alla Casa Bianca). Da Donald Trump a Lebron James. E in questo clima, mentre il ribelle Kaepernick resta disoccupat­o perché nessuna squadra vuole farlo giocare, ecco che un campione nero mostra al mondo la sua «felice» trasformaz­ione in pensionato (se non proprio bianco) di certo sbiancato.

Sammy come gli altri. Nel 2015 il mercato delle «skin-lightening creams» ha totalizzat­o 10 miliardi di dollari. E secondo le previsioni degli analisti raddoppier­à nei prossimi dieci anni. Ci si sbianca dall’India alla California, dall’Europa al Sudafrica. In Ghana, l’anno scorso, le autorità hanno provato a bloccare (per legge) la vendita dei prodotti schiarenti. Il responsabi­le governativ­o incaricato della campagna «all black» si è presentato alla stampa parlando anche di sua figlia di 3 anni, che «per fortuna non è così nera come il papà». Sammy e la moglie Sonia hanno sei figli. Gli parleranno mai di Colin Kaepernick e degli «avi schiavi»?

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