«I 55 mila bimbi nati in Africa grazie a medici italiani»
I progetti del Cuamm, Ong nata nel 1950. Il fratello del gesuita Dall’Oglio: «Siamo quelli dell’ultimo miglio»
«Abbiamo trasformato la barca in una barca-ambulanza, perché le strade qui non ci sono: la popolazione, per sfuggire agli scontri interni, si è rifugiata nelle paludi, che sono più sicure». Riccardo Dall’Oglio dal 2014 lavora in Sud Sudan per Medici con l’Africa Cuamm. «A noi del Cuamm sono affidate le postazioni più difficili: siamo quelli dell’ultimo miglio», ha raccontato ieri durante il meeting annuale della Ong nata nel 1950 che si è svolto ad Assago (Milano), ricordando anche il fratello Paolo, religioso gesuita rapito dall’Isis 4 anni fa a Raqqa in Siria.
L’attività di Cuamm si è intensificata con il programma «Prima le mamme e i bambini. 1.000 di questi giorni» partito nel 2016. Ieri volontari e sostenitori — ma anche ospiti come il premier Paolo Gentiloni, il presidente della Bce Mario Draghi, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, il sindaco Beppe Sala, il presidente Acri Giuseppe Guzzetti, Romano Prodi e i giornalisti del Corriere Gian Antonio Stella e Beppe Severgnini — hanno potuto sapere cosa succede dai racconti fatti da chi sta sul campo. Come Alberto Rigolli, ginecologo di Cremona che per un anno è stato responsabile dell’intervento a Freetown al Princess Christian Maternity Hospital. «Appena arrivato, ho visto due donne morte di parto», ha detto. Il Cuamm è nella capitale della Sierra Leone dal marzo 2016. Da allora le donne hanno un’assistenza. Draghi ha ricordato quando negli anni 80 rappresentava l’Italia alla Banca mondiale: «Sono stati anni di grande sforzo per la cooperazione, ma anche di sprechi, che hanno portato a un crollo dello sforzo. Queste testimonianze però dimostrano che ha torto chi si scoraggia».
Il rendiconto del programma, attivo in 7 Paesi e 10 ospedali, parla di 55.209 parti assistiti, 2.410 bambini malnutriti gravi trattati e 17.167 malnutriti cronici seguiti nel primo anno. «C’è bisogno di buone notizie» ha commentato il moderatore Piero Badaloni. Chiudendo, il direttore del Cuamm don Dante Carraro ha dato il senso dell’incontro: «Non siamo qui per autocelebrarci, ma perché vogliamo bene a questo continente umiliato. Dobbiamo tutti fare di più e meglio, dare una spinta a un continente che la sta cercando».
La testimonianza «Abbiamo creato una barca-ambulanza per chi fuggiva dalla guerra nelle paludi»