Smartphone alla guida Epidemia da affrontare
La Polizia Locale di Milano, in occasione della 75ª Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo, ha ricevuto uno dei premi per la sicurezza stradale, assegnati dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada. La motivazione: l’educazione stradale dei bambini nelle scuole. Complimenti. Però, già che ci sono, i vigili urbani non potrebbero educare anche gli adulti? Ne abbiamo bisogno. Pensate alla guida con lo smartphone: un’epidemia, ormai. Una volta c’era l’isolato deficiente che si faceva il selfie e andava a sbattere. Oggi un automobilista su tre legge e invia messaggi, chatta su WhatsApp, scorre Facebook. Non c’è bisogno di statistiche: guardatevi intorno, domani.
Cosa fa la polizia locale per arginare il fenomeno? Poco o niente. Mai sentito di qualcuno fermato e multato perché guarda il telefono invece della strada? Io no. Eppure è così che avvengono molti tamponamenti e tanti investimenti di pedoni e ciclisti. Gli incidenti mortali in Italia, nel primo semestre 2017, sono aumentati del 4,6% rispetto al 2016 (nonostante le auto più sicure e la legislazione più severa). Il guidatore con lo smartphone ha smesso d’essere folcloristico. È un pericolo pubblico. Il nuovo comandante della Polizia Locale di Milano, Marco Ciacci, forse è rimasto sorpreso quando, ricevendo uno dei premi a nome del Corriere della Sera, gli ho detto: «Per sei mesi ci dedicheremo a voi». Non volevo essere scortese. Vorrei convincerlo che la questione è nelle sue mani. È un poliziotto, oltretutto. Ricorda le stragi del sabato sera? Perché la battaglia è stata vinta? Perché Polizia e Carabinieri hanno moltiplicato i controlli sulle strade. I ragazzi lo sanno: chi beve, non guida; altrimenti rischia la patente. Le generazioni e le nazioni imparano: pensate alle cinture di sicurezza e ai seggiolini per bambini, ormai la norma. Adesso tocca allo smartphone.
Qualcuno dirà: perché Milano? Be’, perché è la guida d’Italia; perché dimostra voglia di cambiare e migliorare; perché da qualche parte bisogna pur cominciare; perché il Corriere sta a Milano; perché abbiamo ricevuto uno dei Premi Nazionali per la Sicurezza Stradale, e intendiamo meritarcelo. A costo di diventare un po’ antipatici. È un piccolo prezzo da pagare, se — tutti insieme — riusciamo a salvare la vita a due persone. Non sapremo mai chi sono e dov’è accaduto. Ma sarà accaduto. Non è quello che conta, comandante Ciacci?