Corriere della Sera

Il coro dei Cantores mundi, storia di tre generazion­i

- Paolo Sitzia

Ho incontrato Mara Colombo quando, poco più che ventenne, esercitava il suo primo incarico di docente in educazione musicale nella scuola media di Quarona. Era un momento di crisi per il coro dei Cantores mundi, una crisi di crescita, decisiva, voluta dal M° Mino Bordignon che, insieme a Mario, Poldo e Pino, con un lavoro di vent’anni, aveva formato una trentina di ragazzi usciti, come lui, dallo sfacelo dell’ultima guerra e alla ricerca di un modo per affrontare la ricostruzi­one morale, sociale e culturale attraverso un unico strumento: la voce. Fu una stagione entusiasma­nte, vissuta in un clima di cameratism­o, con un unico criterio di selezione: accettare una ferrea disciplina vocale per accedere a livelli profession­ali. Si era però imposta la necessità di inserire le voci femminili. Mara fu il primo tassello di questa nuova fase. La vita la condusse poi per nuove strade come la Triaca musicale e il Festival Internazio­nale di Musica Antica «Gaudete!», fino al momento in cui si impose il ricorso alla sua profession­alità. Oggi canto ancora, dopo quasi 60 anni: non ci sono più gli amici di quei primi anni favolosi ma davanti a me cantano Paola, la figlia di Poldo, e Agnese, la sua nipotina, e altri giovani talenti. Tre generazion­i, segno di continuità. Dirige Mara e la memoria del primo incontro con lei mi dà la misura e il senso di un percorso degno di continuare verso nuove esperienze ma sempre con il nome dei Cantores mundi. Ogni domenica pubblichia­mo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore

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