Corriere della Sera

Manga, la nuova ondata

All’animazione nipponica è dedicato il museo voluto dal regista di «Totoro» Hayao Miyazaki guida il revival dei cartoni giapponesi Al cinema torna Mazinga e in tv riecco i Monchhichi

- DALLA NOSTRA INVIATA Chiara Maffiolett­i

Le matite colorate, anche quelle più consumate, hanno tutte la punta affilatiss­ima. Per Hayao Miyazaki, i dettagli di ogni bozzetto sono tanto fondamenta­li quanto il risultato finale del suo lavoro. La riproduzio­ne del suo studio, all’interno del museo Ghibli da lui voluto e pensato — un luogo poco fuori Tokyo, ormai di culto, preso ogni giorno d’assalto da un numero impression­ante di visitatori —, spiega moltissimo di una cultura, quella giapponese, che, dagli anni Settanta in poi, ha trovato nell’animazione il veicolo per farsi conoscere in tutto il mondo. Negli ultimi mesi, l’animazione giapponese sta vivendo una stagione particolar­mente felice. Una specie di ondata di ritorno, di riscoperta di classici che arrivano nuovamente al pubblico, sfruttando, il più delle volte, le tecnologie digitali.

Certo, non lui. Miyazaki, il padre di Totoro, 76 anni di cui non ha mai nascosto di avvertire il peso, è legato a un’idea di animazione artigiana, autentica. In un secondo di una sua pellicola passano, in media, dalle 16 alle 24 immagini disegnate. Qualcosa che racconta molto bene il documentar­io Never Ending Man, al cinema il 14 novembre, sul riavvicina­mento del maestro al suo lavoro dopo l’annuncio del ritiro. Nel 2020, infatti, uscirà il suo nuovo film d’animazione, Boro The Caterpilla­r.

Ma per tanti nuovi progetti che arrivano dal Giappone, molti di più sono i revival: titoli che ieri hanno fatto sognare più di una generazion­e, riproposti con la tecnologia di oggi. È nelle sale in questi giorni Mazinga Z: Infinity. Il mitico robot torna così, a 45 anni dalla sua nascita, per salvare il pianeta da una minaccia che arriva dalle profondità del monte Fuji. Un’operazione simile a quella che era stata fatta, qualche mese fa, con Shin Godzilla, film che ha segnato il ritorno anche del lucertolon­e.

In questi giorni è poi al cinema Pokémon - Scelgo te!, sul primissimo incontro di Ash e Pikachu: una saga, questa, arrivata al cinema al ventesimo capitolo. E un altro ritorno c’è stato in tv, su DeAJunior: in onda tutti i giorni (alle 19.30, canale 623 di Sky) ci sono i Monchhichi, quelle scimmiette pelose e carine nate come bambolotti nel 1974, diventate nel 1980 una serie tv e, subito dopo, un fenomeno in tutto il mondo. Trentacinq­ue anni dopo la prima messa in onda in Italia, rieccole in questa versione nuova, in una serie che segna anche il ritorno in tv di Victoria Cabello che introduce le puntate del cartone con dei mini tutorial.

Su Netflix, invece, è possibile vedere Death Note, film basato sul celebre manga giapponese. E di quest’anno è anche il film d’animazione giapponese più redditizio nel mondo (ha incassato oltre 350 milioni di dollari), Your name. Un successo così clamoroso che J.J. Abrams ne dirigerà l’adattament­o live action. Tra i titoli più attesi, anche Fullmetal Alchemist, un’altra pellicola in live action, diretta da Fumihiko Sori e basata sul manga creato da Hiromu Arakawa. Tutti rami di uno stesso albero, quello dell’animazione giapponese, che si è sviluppato in questo modo perché, almeno fino agli anni Trenta, non aveva a disposizio­ne la costosa celluloide trasparent­e utilizzata dagli studi americani: gli animatori del Sol Levante dovevano dipingere i soggetti a mano e ridisegnar­e le parti di ogni immagine. Un processo lungo che ha portato al realismo diventato la cifra dell’animazione nipponica, anche quando ha per protagonis­ti robot alti come palazzi o altre creature di fantasia.

Ma sullo sfondo i paesaggi sono reali, e sono quelli che hanno fatto visitare quei posti lontanissi­mi a bambini di tutto il mondo, che mai c’erano stati. Bambini che, così, hanno imparato tradizioni remote senza averle mai vissute (le scarpe che si tolgono all’ingresso, lo stare a tavola seduti sul pavimento), e hanno appreso di pietanze come i ramen (la tazza di spaghetti in brodo). Tutto grazie all’animazione. Che, sopratutto in Giappone, non è una cosa per bambini. Non solo.

 ??  ?? Su DeAJunior Trentacinq­ue anni dopo la prima messa in onda italiana, tornano su DeAJunior (canale 623 di Sky) i Monchhichi, le scimmiette diventate nel 1980 una serie tv e, subito dopo, un fenomeno in tutto il mondo
Su DeAJunior Trentacinq­ue anni dopo la prima messa in onda italiana, tornano su DeAJunior (canale 623 di Sky) i Monchhichi, le scimmiette diventate nel 1980 una serie tv e, subito dopo, un fenomeno in tutto il mondo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy