Corriere della Sera

Buffon l’anti paura «Dobbiamo essere una squadra feroce»

Il portiere potrebbe giocare l’ultima in Nazionale

- Paolo Tomaselli

Garibaldi, non ti agitare. Gigi Buffon, padre della patria azzurra mette in panchina «lo spirito garibaldin­o» e chiede di «giocare con la testa, perché la cosa più importante è non prendere gol, perché sarebbe disastroso».

È un autunno strano, quello del patriarca Gigi, perché domani a San Siro potrebbe giocare la sua ultima gara ufficiale con la maglia dell’Italia, in caso ovviamente di eliminazio­ne: «È un momento delicato, è vero — riconosce il capitano della Nazionale —, ma l’unica via per mettersi nelle condizioni di uscirne è quella di non piangerci addosso, non avere paura e non guardare solo a quello che non è andato bene. Le scorie di negatività sono inevitabil­i, ma considerar­le non è il percorso giusto per arrivare in maniera più brillante e lucida a questa sfida. Abbiamo perso di un gol e per un episodio: è un risultato rimediabil­e, ma giochiamol­a con la testa».

Tra le scorie negative da smaltire in fretta c’è anche l’arbitraggi­o della gara di andata e soprattutt­o le relative lamentele, soprattutt­o quelle del c.t. Ventura che ha scelto la soluzione all’italiana per analizzare la deludente prestazion­e azzurra: «Smettiamol­a di prendercel­a con l’arbitro, qualche pedata in campo potevamo tirarla anche noi a Stoccolma — riconosce Andrea Barzagli —: siamo noi che dobbiamo darci la scossa». Buffon parla di «arbitraggi­o all’inglese da parte del turno Cakir: «E speriamo che sia lo stesso anche domani nel caso dovesse capitare a noi: ma se usiamo sempre la parola ‘‘gioco maschio’’ non ha senso stare qui a lamentarci. È il modo peggiore di avvicinarc­i al ritorno, non ci aiuterà di un grammo a rimontare a San Siro».

Già, San Siro. Uno dei cavalli di battaglia di Buffon, quando si deve esibire in teatri che incutono più timore di altri, recita così: «I tifosi non fanno gol». Ma stavolta Gigione fa una deroga. Segno che siamo davvero a un punto di non ritorno. «Non mi piace fare il capopopolo, ma stavolta a tutti i tifosi dico: togliete le maglie bianconere, rossonere, nerazzurre, e vestite tutti l’azzurro che avete sulla pelle - l’appello del numero uno —. Servono testa alta e spalle dritte, per la rimonta. Ventura ha detto che ha visto uno spogliatoi­o di giocatori feroci? Sì, me lo auguro. Dovremo essere feroci, noi e tutto San Siro».

Queste sono le parole, confortant­i. Ma il tono del capitano A muso duro Gigi Buffon se la prende con lo svedese Marcus Berg dopo uno dei tanti scontri della sfida di Solna (Afp) lascia intravvede­re qualche crepa. Probabilme­nte è solo la stanchezza. Anche la stanchezza di dover ripetere cose già dette dopo l’1-1 contro la Macedonia a Torino, per non parlare della derrota del Bernabeu a inizio settembre, la sconfitta con la Spagna che ha rotto qualcosa dentro questa Italia: «Sono ancora fiducioso — sottolinea Gigi — lo devo essere perché ci rimane ancora una chance. Abbiamo perso per un episodio, conserviam­o l’equilibrio. E magari cerchiamo anche noi l’episodio». È poco, ma adesso sembra tutto quello che abbiamo: la forza della disperazio­ne.

L’appello «Ai tifosi dico: mettete via i colori dei club e vestitevi dell’azzurro che avete sulla pelle»

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