Buffon l’anti paura «Dobbiamo essere una squadra feroce»
Il portiere potrebbe giocare l’ultima in Nazionale
Garibaldi, non ti agitare. Gigi Buffon, padre della patria azzurra mette in panchina «lo spirito garibaldino» e chiede di «giocare con la testa, perché la cosa più importante è non prendere gol, perché sarebbe disastroso».
È un autunno strano, quello del patriarca Gigi, perché domani a San Siro potrebbe giocare la sua ultima gara ufficiale con la maglia dell’Italia, in caso ovviamente di eliminazione: «È un momento delicato, è vero — riconosce il capitano della Nazionale —, ma l’unica via per mettersi nelle condizioni di uscirne è quella di non piangerci addosso, non avere paura e non guardare solo a quello che non è andato bene. Le scorie di negatività sono inevitabili, ma considerarle non è il percorso giusto per arrivare in maniera più brillante e lucida a questa sfida. Abbiamo perso di un gol e per un episodio: è un risultato rimediabile, ma giochiamola con la testa».
Tra le scorie negative da smaltire in fretta c’è anche l’arbitraggio della gara di andata e soprattutto le relative lamentele, soprattutto quelle del c.t. Ventura che ha scelto la soluzione all’italiana per analizzare la deludente prestazione azzurra: «Smettiamola di prendercela con l’arbitro, qualche pedata in campo potevamo tirarla anche noi a Stoccolma — riconosce Andrea Barzagli —: siamo noi che dobbiamo darci la scossa». Buffon parla di «arbitraggio all’inglese da parte del turno Cakir: «E speriamo che sia lo stesso anche domani nel caso dovesse capitare a noi: ma se usiamo sempre la parola ‘‘gioco maschio’’ non ha senso stare qui a lamentarci. È il modo peggiore di avvicinarci al ritorno, non ci aiuterà di un grammo a rimontare a San Siro».
Già, San Siro. Uno dei cavalli di battaglia di Buffon, quando si deve esibire in teatri che incutono più timore di altri, recita così: «I tifosi non fanno gol». Ma stavolta Gigione fa una deroga. Segno che siamo davvero a un punto di non ritorno. «Non mi piace fare il capopopolo, ma stavolta a tutti i tifosi dico: togliete le maglie bianconere, rossonere, nerazzurre, e vestite tutti l’azzurro che avete sulla pelle - l’appello del numero uno —. Servono testa alta e spalle dritte, per la rimonta. Ventura ha detto che ha visto uno spogliatoio di giocatori feroci? Sì, me lo auguro. Dovremo essere feroci, noi e tutto San Siro».
Queste sono le parole, confortanti. Ma il tono del capitano A muso duro Gigi Buffon se la prende con lo svedese Marcus Berg dopo uno dei tanti scontri della sfida di Solna (Afp) lascia intravvedere qualche crepa. Probabilmente è solo la stanchezza. Anche la stanchezza di dover ripetere cose già dette dopo l’1-1 contro la Macedonia a Torino, per non parlare della derrota del Bernabeu a inizio settembre, la sconfitta con la Spagna che ha rotto qualcosa dentro questa Italia: «Sono ancora fiducioso — sottolinea Gigi — lo devo essere perché ci rimane ancora una chance. Abbiamo perso per un episodio, conserviamo l’equilibrio. E magari cerchiamo anche noi l’episodio». È poco, ma adesso sembra tutto quello che abbiamo: la forza della disperazione.
L’appello «Ai tifosi dico: mettete via i colori dei club e vestitevi dell’azzurro che avete sulla pelle»