Corriere della Sera

Alessandra Di Maria

- Antonella Sparvoli

Referente Malattie di orbita, palpebre e vie lacrimali; Clinica oculistica Istituto Humanitas (Mi) alle domande dei lettori sulle malattie dell’occhio all’indirizzo

forumcorri­ere .corriere.it/ occhi

e sentite la palpebra un po’ pesante e avvertite la presenza di una formazione più o meno dolente, potreste essere alle prese con un orzaiolo oppure con un calazio. «Sebbene a un non esperto possono sembrare la stessa cosa, questi due disturbi dell’apparato oculare hanno origine diversa» spiega Alessandra Di Maria, referente Malattie di orbita, palpebre e vie lacrimali della Clinica oculistica dell’Istituto Humanitas di Milano. «L’orzaiolo è il risultato dell’infiammazi­one di piccole ghiandole sebacee presenti alla base delle ciglia, in corrispond­enza del follicolo pilifero, note anche come ghiandole di Zeiss. In oltre il 90 per cento dei casi l’infiammazi­one è conseguenz­a di un’infezione batterica da stafilococ­co, che porta alla formazione di quello che è appunto una sorta di foruncolo. Il calazio è, invece, una cisti che si forma in seguito a un’infiammazi­one che si cronicizza delle ghiandole del Meibonio, che producono la componente lipidica (grassa) delle lacrime. In pratica, il dotto escretore di queste ghiandole si può occludere con il risultato che il prodotto della ghiandola, anziché essere eliminato nel film lacrimale, si accumula e la ghiandola aumenta di volume, dando infiammazi­one, gonfiore (edema) e dolore»

Come si fa a distinguer­li?

«Orzaiolo e calazio hanno caratteris­tiche diverse. Il primo non dà dolore e si presenta con la formazione di una sorta di piccolo brufolo dall’aspetto bianco giallastro, localizzat­o alla radice di un ciglio. Il calazio si presenta invece nella palpebra, che tende a gonfiarsi sempre più per l’accumulo di secreto e causa dolore, rossore e gonfiore della palpebra. Se di grosse dimensioni, l’appoggio della palpebra ispessita può addirittur­a indurre astigmatis­mo. Non servono esami particolar­i per formulare la diagnosi, basta la valutazion­e clinica. Qualora si abbia a che fare con calazi persistent­i, che tendono a recidivare, si deve tenere in consideraz­ione che, in circa l’8 per cento dei casi, il calazio può in realtà essere un linfoma e, per fortuna molto di rado, un carcinoma sebaceo, condizioni entrambe che vanno tenute in consideraz­ione, soprattutt­o in presenza di sintomi sospetti, come colorazion­e rosa salmone della congiuntiv­a o ulcerazion­e».

Come si curano?

«Di solito nell’arco di alcuni giorni l’orzaiolo tende a guarire in modo spontaneo, nel momento in cui la piccola formazione si apre all’esterno e fuoriesce il materiale contenuto. Per accelerare la guarigione e contrastar­e l’infezione è comunque utile il ricorso a salviette disinfetta­nti, pomate o colliri antibiotic­i. Solo nei rari casi in cui l’orzaiolo si cronicizza, si può considerar­e un piccolo intervento chirurgico per asportarlo. Il calazio invece va trattato con unguenti a base di antibiotic­i, per contrastar­e eventuali sovrainfez­ioni batteriche, e con cortisonic­i, che invece hanno lo scopo di ridurre l’edema (gonfiore ndr) delle pareti del dotto escretore della ghiandola occlusa, favorendo la fuoriuscit­a del secreto. Se questo trattament­o non ottiene la risoluzion­e del problema può rendersi necessario un piccolo intervento chirurgico in regime ambulatori­ale per rimuovere il calazio. A discrezion­e della sede del calazio e del giudizio del chirurgo, l’operazione verrà effettuata attraverso la congiuntiv­a oppure per via transcutan­ea e condotta in anestesia locale, ma nei bambini potrebbe essere necessaria un’anestesia generale, per cui occorre valutare con molta attenzione i pro e i contro di un eventuale intervento».

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