Alessandra Di Maria
Referente Malattie di orbita, palpebre e vie lacrimali; Clinica oculistica Istituto Humanitas (Mi) alle domande dei lettori sulle malattie dell’occhio all’indirizzo
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e sentite la palpebra un po’ pesante e avvertite la presenza di una formazione più o meno dolente, potreste essere alle prese con un orzaiolo oppure con un calazio. «Sebbene a un non esperto possono sembrare la stessa cosa, questi due disturbi dell’apparato oculare hanno origine diversa» spiega Alessandra Di Maria, referente Malattie di orbita, palpebre e vie lacrimali della Clinica oculistica dell’Istituto Humanitas di Milano. «L’orzaiolo è il risultato dell’infiammazione di piccole ghiandole sebacee presenti alla base delle ciglia, in corrispondenza del follicolo pilifero, note anche come ghiandole di Zeiss. In oltre il 90 per cento dei casi l’infiammazione è conseguenza di un’infezione batterica da stafilococco, che porta alla formazione di quello che è appunto una sorta di foruncolo. Il calazio è, invece, una cisti che si forma in seguito a un’infiammazione che si cronicizza delle ghiandole del Meibonio, che producono la componente lipidica (grassa) delle lacrime. In pratica, il dotto escretore di queste ghiandole si può occludere con il risultato che il prodotto della ghiandola, anziché essere eliminato nel film lacrimale, si accumula e la ghiandola aumenta di volume, dando infiammazione, gonfiore (edema) e dolore»
Come si fa a distinguerli?
«Orzaiolo e calazio hanno caratteristiche diverse. Il primo non dà dolore e si presenta con la formazione di una sorta di piccolo brufolo dall’aspetto bianco giallastro, localizzato alla radice di un ciglio. Il calazio si presenta invece nella palpebra, che tende a gonfiarsi sempre più per l’accumulo di secreto e causa dolore, rossore e gonfiore della palpebra. Se di grosse dimensioni, l’appoggio della palpebra ispessita può addirittura indurre astigmatismo. Non servono esami particolari per formulare la diagnosi, basta la valutazione clinica. Qualora si abbia a che fare con calazi persistenti, che tendono a recidivare, si deve tenere in considerazione che, in circa l’8 per cento dei casi, il calazio può in realtà essere un linfoma e, per fortuna molto di rado, un carcinoma sebaceo, condizioni entrambe che vanno tenute in considerazione, soprattutto in presenza di sintomi sospetti, come colorazione rosa salmone della congiuntiva o ulcerazione».
Come si curano?
«Di solito nell’arco di alcuni giorni l’orzaiolo tende a guarire in modo spontaneo, nel momento in cui la piccola formazione si apre all’esterno e fuoriesce il materiale contenuto. Per accelerare la guarigione e contrastare l’infezione è comunque utile il ricorso a salviette disinfettanti, pomate o colliri antibiotici. Solo nei rari casi in cui l’orzaiolo si cronicizza, si può considerare un piccolo intervento chirurgico per asportarlo. Il calazio invece va trattato con unguenti a base di antibiotici, per contrastare eventuali sovrainfezioni batteriche, e con cortisonici, che invece hanno lo scopo di ridurre l’edema (gonfiore ndr) delle pareti del dotto escretore della ghiandola occlusa, favorendo la fuoriuscita del secreto. Se questo trattamento non ottiene la risoluzione del problema può rendersi necessario un piccolo intervento chirurgico in regime ambulatoriale per rimuovere il calazio. A discrezione della sede del calazio e del giudizio del chirurgo, l’operazione verrà effettuata attraverso la congiuntiva oppure per via transcutanea e condotta in anestesia locale, ma nei bambini potrebbe essere necessaria un’anestesia generale, per cui occorre valutare con molta attenzione i pro e i contro di un eventuale intervento».