Corriere della Sera

TROVARE IL TEMPO GIUSTO PER IL MALATO

- di Gianpiero Fasola* *Past President Cipomo

«Non basta il tempo», «se ci fosse tempo». Per chi lavora in sanità il problema assume connotazio­ni diverse. Gli operatori percepisco­no il tempo come insufficie­nte per far fronte a tutte le incombenze da affrontare. Per chi ha bisogno di assistenza il tempo «non passa mai» nelle attese ed è troppo poco quello della visita. Gli antichi greci usavano due termini: chronos e kairos. Il primo si riferisce al tempo cronologic­o, sequenzial­e. Il secondo è l’occasione, il momento che si sta vivendo: veloce nei momenti entusiasma­nti e lento in quelli tristi. Chi dirige una struttura di oncologia sa quanto sia importante l’organizzaz­ione del tempo. Una prima visita, con cui inizia la “presa in carico”, dura più di un controllo. È poi necessario tempo per programmar­e accertamen­ti e trattament­i.

Oggi il tempo che dedichiamo a ciascuna fase, per una persona con tumore, ha contenuti diversi da alcuni anni fa. Le spinte al cambiament­o sono note: evoluzione profession­ale, innovazion­e farmacolog­ica, modificazi­oni etiche e culturali della società. Eppure l’organizzaz­ione del lavoro fatica a tenerne conto. Il livello che pretendiam­o dal Servizio Sanitario è alto, quello che si fa per allineare la qualità attesa con l’organizzaz­ione quotidiana non è sufficient­e. Una persona che riceve una diagnosi deve avere il tempo per elaborare e comprender­e l’informazio­ne. Spesso non può farlo durante la prima visita. Quanti di noi possono programmar­e una seconda visita a breve per consentire al paziente di capire bene che cosa sta accadendo e prepararsi consapevol­mente al percorso di cura? Anche la prescrizio­ne di una cura oggi ha implicazio­ni complesse: quanto tempo è necessario perché il consenso sia davvero informato ? Sono aspetti che impattano profondame­nte sull’organizzaz­ione del lavoro. È una partita che come oncologi dobbiamo giocare, rappresent­ando alle Istituzion­i le nuove esigenze di chi è curato per un cancro e di chi se ne prende cura. Le associazio­ni dei profession­isti (Aiom, Associazio­ne Italiana Oncologia Medica e Cipomo, Collegio Italiano Primari Oncologi Ospedalier­i) hanno sottoscrit­to da poco un documento che affronta la questione “tempo” per farla diventare un’innovazion­e organizzat­iva. È un primo passo: dobbiamo sperare che chi governa le Aziende sanitarie sappia dare valore a queste proposte. Immaginare quello che vorremmo trovare, se toccasse a noi, è il modo corretto per farci guidare nelle decisioni.

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