Corriere della Sera

Poche truppe però i generali abbondano

- Di Aldo Cazzullo

C’è un solo problema che la forza nascente alla sinistra del Pd non ha: la mancanza di leader. Le truppe scarseggia­no; i generali abbondano. E non uno la pensa come l’altro.

Afronte di infinite difficoltà, l’esercito della nuova sinistra ha due certezze: un’ampia pluralità di posizioni; e una vasta schiera di condottier­i. Ognuno si considera il comandante in capo, nonché l’ideologo. Peccato che nessuno abbia le stesse idee degli altri.

Ieri, ad esempio, Pisapia ha detto che bisogna fare l’alleanza con il Pd, e la Boldrini ha risposto che al momento non si può fare l’alleanza con il Pd. In platea non c’era un delegato che concordass­e con il vicino: chi proponeva l’accordo tecnico, chi l’accordo politico; chi la desistenza nel Centro Italia, chi l’arrocco al Nord; chi il patto di ferro, chi la rottura.

Non è in discussion­e la qualità delle persone: Pisapia ad esempio è stato un buon sindaco di Milano; la Boldrini è stata molto attaccata sul web ma è molto amata dal suo popolo, perché spesso è stata l’unica a dire cose di sinistra. Il punto è la quantità. Pisapia doveva essere il rassembleu­r, fino a quando non è sceso in campo il presidente del Senato Grasso. Ma Bersani non ha mai rinunciato ufficialme­nte a essere lui il leader ombra. D’Alema da sempre considera che il posto di capotavola sia là dove siede lui. Però, se il capo di una forza giovane dev’essere giovane, allora chi se non Speranza? Poi c’è il portavoce di Sinistra italiana, Fratoianni, che è pure bello; almeno quanto il biondo Civati, fondatore di Possibile, la risposta italiana a Podemos (che però ha il 20%, vale a dire circa 200 volte di più). Ci sarebbe anche il movimento di Anna Falcone e del professor Montanari, che — come ha annotato Roberto Bonami sulla Stampa — ha scritto un libro contro tutte le mostre, tranne le sue. Non manca ovviamente la sinistra della sinistra: i rifondator­i comunisti capeggiati da Acerbo che ha appena preso il posto dell’ex ministro Ferrero, celebre per aver manifestat­o contro il suo governo, quindi contro se stesso. Ieri all’assemblea di «Diversa», il nuovo nome del movimento di Pisapia, è stato evocato pure il fantasma di Turigliatt­o, citato da Carlo Romano, uomo di Ta-

bacci (esistono). Non possono assentarsi dalla scena, come sempre nei momenti più belli, i trotzkisti, rappresent­ati dal mitico Ferrando.

Disuniti su tutto, i numerosi leader sono uniti su un punto: detestano Renzi, le sue politiche, talora la sua persona. Con diverse sfumature — Pisapia ha votato sì al referendum, quasi tutti gli altri erano per il no —, ma con l’idea che il segretario stia affondando il Partito democratic­o, da cui è cominciata la fuga: il prossimo potrebbe essere Cuperlo, che ha un piede al Nazareno e l’altro ormai altrove.

Renzi di fatto è un centrista, almeno su temi fondamenta­li come economia e lavoro. Anzi, secondo i suoi odiatori è proprio di destra. È normale quindi che alla sua sinistra nasca un nuovo partito. Uno però. Non centomila.

La situazione è ulteriorme­nte complicata dal proliferar­e di correnti dentro il Partito democratic­o. Orlando ed Emiliano sono usciti allo scoperto con le primarie. Ma il più potente tra i capi interni resta Franceschi­ni. Una corrente non si nega a nessuno, neppure a Damiano; come la qualifica di padre nobile, in attesa nell’affollata riserva della Repubblica.

Non è mica finita qui. C’è tutta una galassia di listarelle e leaderini indecisi tra il progetto di Pisapia, l’alleanza con il Pd, la lista europeista della Bonino e la tentazione di presentars­i per proprio conto: i radicali di Magi, i socialisti di Nencini, i verdi di Bonelli e altri che certo stiamo dimentican­do. Libertà e Giustizia di Sandra Bonsanti che fine ha fatto? Vogliamo proprio escludere una zampata di Vendola? Un canto del cigno di Bertinotti? Una resurrezio­ne di Occhetto, ieri acclamato alla fiera della Microedito­ria di Chiari (Brescia)?

Sarebbe anche uno spettacolo bello e variopinto. Il problema è che i mille coriandoli in cui si è frammentat­a la sinistra rischiano di essere dispersi dal vento. Che in tutto il mondo, Europa e Italia comprese, tira verso destra.

La situazione è ulteriorme­nte complicata dal proliferar­e di correnti dentro il Pd

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