Corriere della Sera

Renzi, apertura alla sinistra Bersani: è tardi

«Inutile ammucchiar­si senza cambiare nulla» L’intervento di Gentiloni per evitare toni divisivi

- di Maria Teresa Meli e Francesco Verderami Guerzoni

«Coalizione ampia, dialogo a sinistra senza veti né abiure»: Renzi ricompatta i democratic­i. Ma Bersani non ci sta: «Troppo tardi per un’intesa, anche se Matteo lascia». Appello di Gentiloni: evitare toni divisivi.

Un Matteo Renzi quasi ecumenico, senza nessun moto polemico o provocator­io, ottiene dalla Direzione il via libera per una coalizione ampia, dicendosi pronto a non porre «veti e paletti» e a scrivere «una pagina bianca» sia nel programma sia nel metodo di una leadership non più «solitaria». Il segretario convince molti, visto che l’ordine del giorno firmato dai vice Lorenzo Guerini e Maurizio Martina ottiene 65 sì e nessun no, con 15 astenuti. Questi ultimi sono gli esponenti dell’ala che fa capo al ministro Andrea Orlando, che manifesta così la sua perplessit­à per il «vicolo cieco» nel quale è finito il Pd e chiede ulteriori garanzie, pur apprezzand­o il passo avanti. Cautela anche nell’area cuperliana, dove il solo Andrea De Maria vota a favore mentre gli altri decidono di non partecipar­e al voto (Gianni Cuperlo non ne ha diritto). Ma un plauso convinto al segretario arriva da Dario Franceschi­ni. E da Enrico Letta, che ora si aspetta passi avanti concreti: «Gli appelli all’unità e anche le aperture di Renzi sono sicurament­e positivi, ma auspico che il Pd faccia anche proposte concrete per andare davvero in questa direzione».

Renzi elimina temi divisivi come banche e vitalizi e imprime una svolta in direzione della coalizione, dopo settimane di battibecch­i e divisioni con la sinistra. Il segretario non rinnega il lavoro fatto in questi anni: «Chi si esercita in abiure non si ricorda come stava il Paese tre anni fa». E rivendica sia l’operato del ministro Minniti sui migranti sia il Jobs act. Spiegando però che c’è un problema sui licenziame­nti, quindi occorre affrontarl­o: «Siamo pronti a fare di più nella lotta per il precariato». Renzi nega di voler essere il Macron italiano, spiega che non metterà «alcun paletto» a una coalizione più ampia possibile e aggiunge che vuole lo ius soli, ma «senza creare difficoltà al governo» (Paolo Gentiloni assiste in prima fila) e che il programma partirà dall’Irpef. Il futuro — dice — è una pagina bianca. «O la scrive il Pd o il centrodest­ra». E l’obiettivo «è essere il primo gruppo parlamenta­re della prossima legislatur­a. Nessun veto su Mdp, SI e Civati». La porta, dunque, è ben aperta e se qualcuno vorrà sbatterla, spiega Renzi, non sarà lui.

Michele Emiliano chiede e ottiene di integrare nella relazione finale un documento con dieci punti, tra i quali investimen­ti per il Sud ma anche un tavolo per «la selezione dei candidati alle elezioni politiche». Cuperlo spiega che «mantenere le divisioni vuole dire consegnare il Paese alla destra» e si augura cambi di rotta su lavoro e presidenza. Andrea Orlando non consegna la delega in bianco a Renzi e chiede «un calendario più stringente».

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