Tari, rischio aumenti per ripagare la spesa dei rimborsi
L’Anci: il costo dello smaltimento va coperto, possibile una redistribuzione dell’onere su tutti i cittadini
Sei euro in più. Questa l’entità del possibile rincaro della Tari per ripagare la spesa dei rimborsi. L’Anci, l’Associazione dei Comuni, ha spiegato che il costo dello smaltimento va coperto, per questo sarà necessaria una redistribuzione dell’onere sui cittadini.
A Catanzaro hanno già calcolato il «danno»: una perdita di gettito di 32.940 euro. Così l’amministrazione ha fatto sapere che dall’anno prossimo si cambierà registro: 80 centesimi in più per tutti i residenti della città calabrese da inserire nella bolletta della Tari. A Milano, dopo la dichiarazione a caldo del sindaco Giuseppe Sala — che ha promesso il rimborso immediato a chi ha pagato erroneamente di più — arrivano le prime precisazioni. «L’errore c’è stato, ma il costo dello smaltimento dei rifiuti va comunque coperto. E quindi dall’anno prossimo l’ammontare della quota variabile (che viene quantificata in circa 12 milioni, ndr) relativa ai box — spiega l’assessore al Bilancio, Roberto Tasca — va corrisposta da chi non ne ha».
Metterci una pezza ora, dopo quattro anni, di regolamenti comunali sbagliati, rischia di trasformarsi in un salasso aggiuntivo per il contribuente finale. «Il paradosso — spiega Tasca — è che dall’anno prossimo il pagamento della Tari potrebbe ledere il principio redistributivo dei tributi». Perché a Milano chi ha diversi box auto ha pagato in proporzione impropriamente di più di chi non ne ha neanche uno (che potrebbe essere costretto a dover pagare 6 euro in più per componente familiare). Secondo Giuseppe L’Abbate, parlamentare del Movimento 5 Stelle e primo ad accorgersi dell’errata applicazione della Tari, tanto da presentare un’interrogazione parlamentare — le cose non stanno esattamente così. «La tassa rifiuti può essere “coperta” in mille altri modi — spiega — . La parte variabile della Tari andrebbe calcolata, stando almeno alla teoria normativa, sugli effettivi rifiuti prodotti oppure stimando il peso di questi in relazione ai componenti del nucleo familiare. Pertanto gli amministratori dovrebbero adoperarsi per applicare un nuovo modo di calcolo che punti alla tariffazione puntuale sugli effettivi rifiuti prodotti/riciclati».
Il punto cruciale è tutto qui. Quanto costa smaltire i rifiuti? È impossibile saperlo perché la spesa varia da Comune a Comune. Il criterio del costo standard non è stato recepito. Secondo alcune stime del ministero delle Finanze — che è l’ente vigilante dei regolamenti comunali che disciplinano la tassa sui rifiuti — varia dai 130 euro al quintale per i municipi più virtuosi ai 600 euro per quelli più spreconi. Una forbice incomprensibile. «Spiegabile — rileva Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile della finanza locale dell’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni) — in una serie di costi che spaziano dalla mancanza di termovalorizzatori all’intervento di una serie di operatori nella filiera dei rifiuti che alzano il costo a valle». Qualcosa però non ha funzionato se si è arrivati a questo punto. Che trasmette al contribuente la sensazione di essere stato raggirato. Il sottosegretario alle Finanze, Pier Paolo Baretta, ha detto che la legge era chiara e che è stata recepita male da alcuni Comuni. Castelli dice invece che lasciava margini di discrezionalità. Interessante è il ruolo di Ifel, la fondazione dell’Anci consulente dei Comuni sui tributi locali. Il costo del suo funzionamento (12 milioni) viene pagato dai contribuenti. Perché equivale al 6 per mille dell’imponibile Imu dei Comuni. «L’esito finale è paradossale — denuncia L’Abbate —. Io contribuente pago l’Anci per fare consulenza ai Comuni. Pago Ifel con il gettito Imu per vigilare sulle imposte locali. Pago per 4 anni ingiustamente cifre non dovute. Mi adopero personalmente per il recupero di queste somme e laddove vi sarà rimborso questo verrà comunque pagato da me l’anno successivo».