Corriere della Sera

Il leader e lo schema con altre tre liste Fassino tratterà su Jobs act e giovani

Centristi, radicali, poi l’area a sinistra con l’incognita Pisapia. Cuperlo medita l’addio

- di Maria Teresa Meli

«Abbiamo fatto un capolavoro. E abbiamo tolto di mezzo molti alibi»: a sera, dopo che la riunione della direzione è terminata, Matteo Renzi appare soddisfatt­o per come sono andate le cose. E ragiona così con i suoi: «Finora con i nostri potenziali alleati ci siamo parlati solo tramite i giornali. È quindi importante che la direzione abbia deciso di aprire un confronto diretto sui contenuti. Ed è importane che lo abbia fatto in modo unitario. Anche Enrico (Letta, ndr) ci ha dato il suo appoggio con una dichiarazi­one». E i più ottimisti sperano che prima o poi arrivi pure la benedizion­e di Romano Prodi.

La chiusura preventiva di Bersani («le chiacchier­e stanno a zero») non sembra invece preoccupar­e il segretario del Partito democratic­o. Il leader infatti è di questa opinione: «Chi vorrà rompere lo dovrà fare in modo trasparent­e e chiaro, perché da noi non avrà alcuna sponda». Anzi.

Piero Fassino, «plenipoten­ziario» di Renzi per i rapporti con la sinistra, è un tipo pragmatico che si impegna al massimo. E infatti sta già stilando una tabella di appuntamen­ti con le forze politiche: «Ora avvierò una fase di incontri e di consultazi­oni a tutto campo». L’ex segretario dei Ds, scelto dal leader del Pd proprio perché rappresent­a meglio di chiunque altro un preciso filone politico e culturale del partito, ha già in mente qualche tema. Sul Jobs act, per esempio: «Si tratta di aprire un confronto per individuar­e misure che favoriscan­o la stabilizza­zione dei contratti a tempo determinat­o creati con quel provvedime­nto». Poi l’ex segretario ds intende puntare nella trattativa anche su un «piano straordina­rio per i giovani con investimen­ti sulla scuola, la formazione e il lavoro». Ed è comunque «aperto» ai suggeri- menti che verranno nel corso degli incontri.

Perciò quella «parte della sinistra» che, secondo Renzi, «ha come solo obiettivo politico quello di farci perdere», dovrà venire allo scoperto senza poter usare alibi. Sull’altro versante, quello centrista, l’ambasciato­re del segretario è Lorenzo Guerini: sarà lui a parlare con Ap, Casini, Dellai e con gli altri cattolici moderati.

Che quella della coalizione sia una «partita difficile» non lo nega nessuno. Lo stesso Andrea Orlando, uno dei più fervidi sostenitor­i della grande alleanza a sinistra, si dice «meno speranzoso dopo aver sentito il discorso di domenica di Boldrini». «Tra lei e Grasso rischiamo di aver creato due mostri», è stata la battuta che il Guardasigi­lli ha fatto in direzione.

Non è stato comunque ancora deciso quale forma avrà la coalizione. Renzi ha garantito «gestione collegiale» e «rispetto degli equilibri». Ma bisogna capire se sarà un’alleanza a tre o a quattro punte. Oltre al Pd, naturalmen­te, e ai centristi, potrebbero esservi altre due liste. Una dei radicali di Forza Europa guidata da Bonino e un’altra più a sinistra, con Verdi, socialisti e Italia dei valori. Molto dipenderà anche da che cosa deciderà di fare Pisapia. Tre giorni fa aveva garantito ai suoi che sarebbe andato con Grasso, ma al Pd non ha fatto ancora sapere niente.

Gli alibi Il segretario ai suoi: tolti di mezzo molti alibi, chi vorrà rompere dovrà farlo in modo chiaro

Chi sta invece meditando l’addio al partito, nel caso in cui la coalizione non veda la luce, è Cuperlo. Lui però al contrario di altri non si ricandider­à.

E a proposito di candidatur­e, il Pd deve ancora decidere sull’annoso problema delle deroghe per chi ha più di tre mandati parlamenta­ri («si deciderà a dicembre», tagliano corto al Nazareno), mentre Renzi è gia alla ricerca di nomi di esponenti della società civile: il fratello di Giancarlo Siani, il giornalist­a ucciso dalla camorra, e il professor Roberto Burioni, noto per le sue battaglie contro gli anti-vax.

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